Nel vasto panorama editoriale la comunicazione web è oggetto di analisi più o meno acute, giuste, false, ipocrite o quantomeno tendenziose, soprattutto quelle che coinvolgono i giovani, il futuro e i loro comportamenti. Durante una lezione del Master di Comunicazione Social, uno studente mi chiese una penna per prendere appunti. Erano anni che la biro in quel contesto veniva considerata alla stregua di una Montblanc Bohème Rouge. Incuriosito, gli domandai se pure lui trovava nel solcare, imbrattare e cancellare il foglio bianco, un filo elettrico conduttore diretto al cervello capace di dare una scossa energetica che la tastiera del pc limitava: un catalizzatore di idee nascosto in una punta di inchiostro, un elemento portante per seguire il filo logico delle cose. Mi rispose che solo scrivendo a mano sarebbe riuscito a imporre la sua identità e la sua personalità su quegli appunti.
Pochi giorni fa in una libreria romana mi imbatto in un saggio con una copertina molto particolare, un’immagine forte dal titolo netto ed efficace “Coca Web”. L’autore Andrea Cangini, giornalista, già direttore del Resto del Carlino e di QN Quotidiano Nazionale, nelle vesti anche di “penSenatore” ossia di Senatore pensante, attento alle criticità dei giovani, riesce attraverso le indagini conoscitive della commissione Istruzione del Senato a creare uno squarcio critico e non allineato alle molte visioni del problema.
Forte delle audizioni di esperti del settore raccolte nelle pagine del libro, Cangini si interroga sul futuro dei giovani incollati allo smartphone o alla “consolle”, cittadini di un ”Selvaggio Web”, inevitabilmente relegati ad diventare una sorta di automi condannati all’impoverimento lessicale come riportato nelle pagine del libro dagli studi effettuati dall’Accademia della Crusca: disturbi dell’apprendimento, problematiche di isolamento sociale dovute all’uso smodato della rete, che senza una giusta regolamentazione potrebbe alimentare enormi problematiche nei giovani.
L’autore si toglie la maschera e sacrifica la sua danza politica coinvolgendo genitori, studiosi, studenti, presentando un disegno di legge che porta ad una vera e propria educazione digitale: un certificato che registri il tempo passato dai giovani sopra i devices e che rivaluti la scrittura a mano come strumento di slancio intellettuale. Manfred Spitzer Neuropsichiatra e direttore del Centro per le Neuroscienze e l’apprendimento dell’Università di ULM, in audizione al Senato come riporta Cangini, illustra i rischi per la salute di un uso smodato dei devices. Cattiva postura, sovrappeso, diabete, ipertensione e miopia.
Rimango colpito da una frase: “nei bambini che usano lo smartphone dalle tre alle cinque ore al giorno gli occhi si ingrandiscono per mettere a fuoco, provocando problematiche future impensate.” Il concetto di demenza digitale di Spitzer è allarmante, considerando che anche io mi sento uno di loro e non sono di primo pelo.
Il libro entra nel vivo con le dichiarazioni di Lamberto Maffei, Presidente Emerito dell’Accademia dei Lincei, tra ”Lucy in the sky with diamond”, “kamikaze digitali”, hikikomori (ritiro sociale di molti giovani giapponesi). Rimango emotivamente colpito perché il libro viaggia bene fra cultura e ricerca : Umberto Eco, Odissea nello spazio e il libro si arricchisce di stilemi e di linguaggi interessanti. La prof.ssa Treglia ci parla di generazione tecnoliquida, ossia incapace di staccare la spina; la prof.ssa Angela Biscaldi docente di antropologia culturale dell’Università statale di Milano parla dell’incapacità di esercitare nessi logici da parte di moltissimi giovani; l’interessante approfondimento del Prof. Paolo Moderato, psicologo, ci dà una verticale sui cinque sensi quasi fosse un sommelier della conoscenza e dell’interazione. Per ritornare all’inizio dell’articolo, trovo efficace la disamina della Prof.ssa Venturelli, presidente dell’Associazione italiana Disgrafie, sull’importanza della scrittura a mano. Andrea Cangini, riporta le parole della direttrice del servizio di Polizia postale Anna Ciardi, una vera e propria testimonianza sull’educazione al digitale e sui pericoli del cybercrime, soprattutto quelli legati alla pedopornografia.
Gli amanti dei videogiochi, del web, dei social potranno misurarsi con questo libro per riflettere sulla costruzione di un mondo equilibrato, proiettato verso il futuro ma con un libero modello di pensiero certo e genuino, per far sì che il progresso non sia limitante o accomodante ma vincente.
P.S. mentre sto scrivendo sul pc, il mio cane ha distrutto la sua cuccia; la mia dipendenza digitale ha generato un’ipertecnologia imperante come riporta Cangini. Non legarsi troppo al pc è responsabilizzarsi e soprattutto non farsi assaltare da un Labrador di quaranta chili.
Coca web di Andrea Cangini da leggere per riflettere.