lunedì, 16 Dicembre, 2024
Cronache marziane

Opinioni di Kurt sull’esazione delle imposte

Dopo aver ascoltato l’intervento del Presidente del Consiglio a proposito della ritrovata armonia -nell’ambito della coalizione di governo – sui decreti delegati in materia di concorrenza e fisco (necessari, com’è noto, per ottenere dalla Commissione Europea le ambite risorse del PNRR), Kurt il marziano non ha risparmiato battute a proposito della mia erronea previsione relativa ad una nuova ed ultima rottamazione delle cartelle esattoriali per offrire ai cittadini la possibilità di tirare un sospiro di sollievo in tempi di grande sofferenza finanziaria e al Fisco di tornare ad incassare, finalmente, una quota significativa delle somme appostate a bilancio (finora inutilmente!) dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Sul punto infatti nessuna notizia è stata fornita – nel corso dell’improvvisata conferenza stampa – da Mario Draghi, che si è limitato a complimentarsi con i Partiti politici che lo sostengono per aver Loro abbandonato le pregiudiziali che hanno, fino ad oggi, rallentato il cammino di quelle due riforme.

Del Decreto Concorrenza parleremo in altra occasione; oggi ci occupiamo, invece, solamente di imposte e del loro modo di esigerle, visto che la riforma fiscale interessa gli italiani molto di più delle altre riforme all’avveramento delle quali è condizionata l’erogazione delle richiamate risorse finanziarie europee.

Il Marziano è sembrato condividere questo mio approccio; dove però non ci siamo trovati d’accordo è sulla severità del giudizio da me espresso a proposito dell’occasione perduta – e non solo per il  Centrodestra – di reagire rumorosamente al tentativo di Draghi di bypassare la questione delle decine di milioni di cartelle (ormai corrispondenti alle centinaia di miliardi di euro cui assommano) che l’Amministrazione Finanziaria attende di incassare coattivamente, tentando con ogni mezzo di prosciugare i già esangui conti correnti dei cittadini, sena ottenere in cambio nulla, ma danneggiandone gravemente la vita quotidiana.

Le forze politiche di ogni forma e colore non sono, però, le uniche responsabili della disattenzione del Governo verso un problema tanto grave, perché ancora più irresponsabili appaiono i direttori dei mezzi di comunicazione di massa che tentano – con scarso successo peraltro – di attirare l’attenzione di chi li legge, li vede o li ascolta verso questioni di altra natura: questioni sicuramente importantissime, ma di difficile interesse per tutti coloro che traggono, dall’irregolarità delle rispettive posizioni fiscali, le note e pesanti conseguenze nei rispettivi rapporti con le banche, con i propri creditori o con le stazioni appaltanti che potrebbero fornir loro i mezzi per regolarizzare le suddette posizioni.

La situazione è divenuta ormai talmente insostenibile da diventare il primo oggetto di conversazione fra coloro che provano a parlare di politica ed è ben singolare che un tanto plateale fenomeno non sia ancora esploso sulle prime pagine dei giornali, come sui dibattiti che ogni sera deliziano i patiti dello zapping radiotelevisivo.

Eppure risolvere il problema della rottamazione delle cartelle esattoriali sarebbe semplicissimo (anche perché la soluzione è stata già utilizzata con successo negli anni scorsi): si comunichi a ciascun contribuente l’ammontare del proprio debito, lo si depuri di sanzioni e interessi e si offra la possibilità – a domanda – di saldare il debito che ne residua attraverso la rateizzazione dello stesso.

Per raggiungere questo obiettivo serve però un breve e semplice atto normativo primario che – almeno   finora – il Governo non ha neanche proposto al Parlamento, nonostante le varie proposte di legge già depositate sia alla Camera che al Senato.

A riprova della confusione che regna in materia, ricordo che – secondo alcuni sedicenti esperti – questo sistema di riscossione sarebbe, almeno in parte, già in vigore, mentre non è affatto così.

Gli Uffici Finanziari condizionano infatti l’ammissione del contribuente al pagamento rateale, domandandogli di allegare – a pena di diniego – quel  diabolico strumento che è l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), a suo tempo introdotto per tutt’altra finalità e poi revisionato ed “allargato” attraverso l’articolo 5 del D.L. 6 dicembre 2011 n. 201.

Così facendo, gli uffici chiedono ai contribuenti di fornirgli dati di cui sono (o, almeno, dovrebbero essere) già in possesso, se è vero che ogni bene mobile o immobile cade in tempo reale nelle mani degli uffici medesimi.

La redazione del relativo modello è, a sua volta, non solo complicata, ma addirittura pericolosa, perché accompagnata da sanzioni penali che scattano senza distinguere l’errore dal mendacio e – almeno secondo chi si occupa della materia – queste due caratteristiche congiunte portano come risultato la diffidenza dei contribuenti a riempirlo.

Ho concluso la mia discussione con Kurt ricordandogli che – come molti altri strumenti di controllo – anche il ricorso all’ISEE rappresenta una peculiarità tutta italiana, perché nei Paesi evoluti gli adempimenti domandati dal Fisco sono molto più semplici da comprendere e perciò da esaudire.

Per tutta risposta il Marziano mi ha sottolineato come la sua permanenza in Italia stia avendo un carattere estremamente istruttivo, ma solo dal punto di vista della negatività: Gli serve infatti per capire non tanto cosa fare, quanto piuttosto cosa non fare per offrire ai cittadini una migliore qualità del rapporto con i poteri pubblici e dunque una migliore qualità della vita.

Sono ancora basito di fronte ad un simile giudizio!

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