Si svolgerà il 28 maggio 2022, presso il Palazzo della Cooperazione sito in Via Torino, 146, alle 10.30, il convegno “La fine ed il fine della Vita. Dalla morte medicalmente assistita all’assistenza al vivere”, organizzato dalla Commissione Sanità dell’UCID (Unione cristiana imprenditori e dirigenti), presieduta dal dottor Luigi Gentile, e dal presidente dell’UCID Lazio nonché presidente del CTS nazionale Riccardo Pedrizzi. I lavori saranno chiusi dal presidente Galletti.
Un evento che pone l’UCID al centro del dibattito che si sta svolgendo proprio in questi giorni al Parlamento italiano sul “suicidio assistito”.
“L’eutanasia rientra in un contesto che vede prevalere la tendenza ad apprezzare la vita solo nella misura in cui porta piacere e benessere, per cui la sofferenza appare come uno scacco insormontabile di cui occorre liberarsi ad ogni costo”, spiega Riccardo Pedrizzi. “Per questo uno Stato che si rispetti ed una comunità che voglia definirsi civile, debbano incrementare sempre più la ricerca ed investire risorse consistenti, sicuramente superiori a quelle attuali, nella terapia del dolore, nelle cure palliative con l’obiettivo di ridurre e lenire al massimo le sofferenze di chi nel dolore è al termine della propria esistenza.
E’ evidente che l’accettazione culturale e giuridica dell’eutanasia o del suicidio assistito è un messaggio pericoloso non solo per la nostra società, ma anche per le future generazioni e per l’umanità intera, perché si tratterebbe di contribuire alla diffusione di quella che Giovanni Paolo II definiva ‘la cultura della morte’, che si manifesta anche in tanti altri ambiti come la morte per fame, per guerre, per violenze, ma che tutti sono riconducibili ad una scarsa valutazione della dignità della persona”, dice ancora Pedrizzi.
Per il dottor Gentile il convegno dell’Ucid “sarà occasione di confronto per declinare il percorso che dalla morte medicalmente assistita ci porta all’assistenza al vivere approfondendo la dimensione del prendersi cura parte imprescindibile dell’atto medico, fatto di accompagnamento, di empatia, di umana prossimità e di irrinunciabile etica valoriale che, accanto all’eccellenza tecnico-scientifica ed organizzativa, possa garantire per il fine della vita l’accesso omogeneo ed universalistico alle cure palliative al fine di mantenere le persone malate terminali, in un percorso esistenziale e di trattamento del dolore, accompagnato dal miglioramento dei rapporti umani ed affettivi, nell’alleanza medico paziente per la Vita”.