Inizia oggi – per concludersi domenica 17 novembre – la prima edizione della “Scuola di bene comune” promossa dalla Presidenza Nazionale di Azione cattolica e dal Movimento Studenti di Azione Cattolica (Msac).
L’appuntamento per le oltre 250 persone che hanno manifestato interesse per l’iniziativa di formazione è all’hotel Selene/Sporting di Pomezia.
Tra i relatori il professor Rocco Pezzimenti, docente di Teorie della politica e di Storia delle dottrine politiche alla Lumsa; Fabio Pizzul, giornalista e consigliere regionale della Lombardia; Beatrice Draghetti, già presidente della provincia di Bologna; Vittorio Sammarco, docente di Comunicazione e politica presso l’Università Pontificia Salesiana; Dino Amenduni, comunicatore politico e pianificatore strategico dell’agenzia di comunicazione Proforma e Agatino Lanzafame, ricercatore di Diritto costituzionale comparato presso l’Università di Catania e già consigliere comunale di Catania.
“Da alcuni anni – spiega il professore Giuseppe Notarstefano, componente del comitato organizzatore – stiamo lavorando per costruire una rete di amministratori locali che provengono dalla nostra realtà associativa ai quali garantire supporto e sostegno nel discernimento. La novità è che abbiamo pensato di agevolare il confronto con gli adolescenti sui temi della democrazia, dell’informazione e della rappresentanza. Questo perché siamo consapevoli, al di là della presenza e del ruolo dei cattolici nella vita pubblica, che è in atto una grave crisi di senso della politica come strumento di partecipazione popolare”.
Di questo e di altro abbiamo parlato con Adelaide Iacovelli, segretaria nazionale del Movimento studenti di Azione Cattolica.
Con quale finalità avete dato vita alla “Scuola di bene comune”?
“L’iniziativa è stata pensata per unire giovani studenti impegnati per il bene comune nelle loro scuole e amministratori locali al servizio delle loro città per capire se insieme è possibile promuovere la democrazia. Di qui i focus di riflessione su “Democrazia è informazione”, perché lo stato di salute dell’informazione di un Paese coincide con la tenuta della sua democrazia, e “Democrazia è rappresentanza”, perché non ci sarebbe democrazia senza chi sceglie di partecipare, mettendo se stesso al servizio della comunità. La scelta di mettere insieme giovani e adulti non è casuale”.
In che senso?
“Abbiamo voluto ricucire uno strappo che notiamo all’interno della società anche per superare una incomprensione che si è venuta a creare tra il mondo della politica e quello dei giovani”.
Dalla scuola nascerà la classe dirigente cattolica del futuro?
“La scuola non è la risposta a una situazione solo contingente, sebbene siamo consapevoli che, ora più di prima, c’è bisogno di giovani che si appassionino alla buona politica, ma è un modo, in generale, di crescere all’interno dell’Azione Cattolica avendo a cuore la realtà che ci circonda, il bene concreto delle persone che poi diventa quello della città. In conclusione, la nostra è una scuola di preparazione di buoni cittadini e di buoni cristiani.