I “Patti territoriali dell’alta formazione delle imprese” nascono per promuovere l’interdisciplinarità dei corsi di studio e la formazione di profili professionali innovativi e altamente specializzati in grado di rispondere alle richieste del mondo del lavoro e dalle filiere produttive nazionali. Per garantire un co-finanziamento statale a queste iniziative sono stati stanziati, con un DCPM, complessivamente 290 milioni, di cui 20 milioni nel 2022 e 90 milioni per ciascuno degli anni dal 2023 al 2025.
L’obiettivo principale della norma è incentivare le università a costruire sinergie e aggregazioni e, in forma associata, stipulare Patti con imprese, enti o istituzioni di ricerca pubblici o privati, con pubbliche amministrazioni e società pubbliche per realizzare specifici progetti per la formazione di nuove professionalità nei settori e nelle filiere in cui sussiste un’insufficiente presenza di forza lavoro qualificata rispetto alla relativa domanda, con particolare riferimento alle discipline Stem anche integrate con altre discipline umanistiche e sociali. I progetti possono anche prevedere iniziative per sostenere la transizione dei laureati nel mondo del lavoro e la loro formazione continua e a promuovere il trasferimento tecnologico, soprattutto nei riguardi delle Pmi.
In particolare, possono presentare progetti le università che hanno sede in regioni che presentano parametri inferiori rispetto alla media nazionale in merito al numero di laureati rispetto alla popolazione residente nella Regione interessata dal Patto, al tasso di occupazione dei laureati a tre anni dalla laurea, al numero di laureati in Regione diversa da quella di residenza sul totale dei laureati residenti nella Regione interessata dal Patto. “È un nuovo strumento nel solco delle politiche che stiamo mettendo in campo per incentivare una programmazione dell’offerta formativa più aderente ai bisogni del territorio e che sia focalizzata sulla formazione di una classe dirigente orientata all’integrazione tra l’impresa e la pubblica amministrazione”, dice il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. “I patti territoriali hanno l’obiettivo di facilitare al massimo il dialogo tra università e contesto territoriale, con l’obiettivo di arginare il fenomeno delle asimmetrie tra differenti aree d’Italia nel sistema della formazione superiore e la conseguente mobilità per studio e lavoro”, conclude.