“Il Canone unico rischia di portare ad un nuovo aumento della pressione fiscale locale sulle piccole imprese. La nuova tassa unificata delle imposte locali minori, dal suolo pubblico alla pubblicità, da semplificazione potrebbe trasformarsi in aggravio: la norma, infatti, prevede che il gettito fiscale del nuovo Canone non possa essere inferiore alle imposte che sostituisce, ma non pone alcun limite agli aumenti.
Che possono arrivare – come nel caso del canone pagato dalle imprese ambulanti – anche al +25%”. A sottolinearlo in una nota è Confesercenti.
“In attesa che i comuni deliberino il peso effettivo del nuovo canone, inoltre, tutti pagheranno 120 euro al metro quadrato all’anno, una cifra di molto superiore a quella pagata attualmente in buona parte dei casi – spiega l’associazione di categoria -. Il Canone unico rischia dunque di configurarsi come un’ulteriore spinta alla pressione fiscale locale, già alta: dopo la profonda crisi economica che ha coinvolto il nostro Paese tra il 2008 e il 2013, gli Enti locali hanno infatti utilizzato la loro autonomia per contrastare le riduzioni delle basi imponibili. Le imposte dirette locali sono aumentate nel periodo 2010-18 del 43,6% (+7 miliardi), passando dal 7,2 al 9,4% delle imposte dirette totali”.
“La tendenza alla crescita del fisco locale era stata interrotta nel 2016 con il limite posto sull’agibilità delle imposte locali.
Il blocco dei tributi è però terminato nel 2019, scatenando una nuova ondata di incrementi di imposta: solo nei primi cinque mesi di quest’anno, rileva la Corte dei Conti, sono stati 469 i comuni che hanno già deliberato un aumento dell’addizionale comunale, cui vanno aggiunti 3.173 enti che già applicano l’aliquota massima. Una valanga di aumenti d’imposta da fermare subito. È necessario evitare di peggiorare la situazione: per questo chiediamo al governo di ripristinare il blocco dei tributi locali già attuato nel 2016, che ha dato un po’ di respiro a famiglie ed imprese”, conclude Confesercenti. (Italpress)