È il settore del trasporto quello più inquinante e che registra un + 3,2% delle emissioni tra il 1990 e il 2019, in controtendenza rispetto al calo del 19% delle emissioni totali durante lo stesso periodo. Per accelerare il processo di decarbonizzazione è da qui che bisogna partire. Il Rapporto “La decarbonizzazione dei trasporti – Evidenze scientifiche e proposte di policy”, elaborato dagli esperti della Struttura Transizione Ecologica della Mobilità e delle Infrastrutture (STEMI) del MIMS, nato per fornire una base conoscitiva solida per assumere le decisioni politiche più opportune per accelerare la transizione ecologica con il miglior rapporto costi-benefici, parla chiaro: in Italia, il trasporto di persone e merci su strada è direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2, cui si devono aggiungere quelle del settore dell’aviazione e del trasporto marittimo internazionali.
I più indietro sono i trasporti marittimi e aerei
I trasporti più difficilmente elettrificabili, come quelli marittimi e aerei, necessitano di un incremento della produzione di biometano, idrogeno verde, biocombustibili avanzati e combustibili sintetici, attualmente frenata dagli alti costi di sperimentazione. Inoltre, se per automobili, furgoni commerciali, autobus, treni il passaggio a tecnologie alternative non comporta problemi, per navi, aerei e camion a lunga percorrenza occorrono ulteriori sforzi nella ricerca. In ogni caso, sia per il trasporto navale che per il settore aereo la riduzione delle missioni è legato anche all’efficientamento dei mezzi. Per tratte brevi, per mare e cielo, presto saranno disponibili piccoli aerei a propulsione elettrica e traghetti a batteria.
I costi di utilizzo dei mezzi elettrici sono inferiori ma mancano i punti di ricarica
Per quanto riguarda le automobili e furgoni commerciali, la sostituzione dei veicoli a combustione interna, che oggi rappresentano il 99% del trasporto stradale italiano, con veicoli elettrici a batteria (BEV) ridurrebbe del 50% le emissioni sul ciclo di vita del trasporto leggero su strada. Anche dal punto di vista dei costi il cambio è più conveniente, perché quelli di utilizzo di un’autovettura privata a trazione elettrica sono inferiori a quelli di una con motore a combustione interna. Stesso discorso vale per il trasporto pubblico locale (TPL). Occorre, però, potenziare l’infrastruttura di ricarica e investire sulla produzione industriale nazionale di batterie e di veicoli, favorendo il riciclo dei materiali rari.
“Dal punto di vista degli interventi infrastrutturali – ha commentato il ministro Giovannini – date le condizioni tecnologiche attuali, è fondamentale investire in sistemi di generazione elettrica da fonti rinnovabili e potenziare la rete di ricarica. Molti degli interventi del Mims, inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o finanziati con l’ultima legge di Bilancio, vanno nella direzione indicata dal Rapporto, ma ulteriori investimenti saranno necessari da parte del settore pubblico e del settore privato per raggiungere gli obiettivi europei”.