Pino Granata siciliano di Catania emigrato a Milano sin da ragazzino si è dedicato alla fotografia giornalistica: prima vendendo foto per agenzie fotografiche, poi fondandone addirittura una che portava il suo nome, Granata Press Service, nella quale ha lavorato fino a qualche anno fa.
In questa intervista sulla sua lunga carriera nel mondo del fotogiornalismo internazionale alcuni spunti interessanti per i giovani che vogliono intraprendere questa appassionante carriera.
E così sei siciliano…
Sì catanese marca liotru. Ma vivo a Milano dal 1954...
Da quando tempo lavori nel fotogiornalismo?
Dal 1965. Ci capitai quasi per caso. Nel 1963 mio fratello Roberto, che poi divenne un famosissimo fotografo, cercava un posto e mise un’inserzione in un giornale. Gli rispose una signora che gli chiese se era interessato a lavorare in un’agenzia fotografica e lui rispose di sì pur sapendo poco e niente di giornali. Era giovane e di bell’aspetto ed ebbe subito un certo successo. Nel frattempo io finii il servizio militare e vidi mio fratello all’opera. Nel senso che andai con lui a visitare alcuni giornali e mi piacque molto quello che vidi. Gli chiesi di introdurmi nel settore e così cominciai a lavorare con lui. Gli inizi non furono facili ma fin dal primo mese cominciai a guadagnare bene e dopo pochi mesi guadagnavo delle cifre che in altri settori mi sognavo. All’inizio andavo in giro con i mezzi pubblici ed andare in giro con un borsone pieno di fotografie era piuttosto faticoso. Dopo un anno fui in grado di comprarmi una Fiat 850 e tutto diventò più facile.
Era un sogno diventato realtà. Io che ero cresciuto in via Rasà, (Cibali) a due passi da via Dello Stadio e che da bambino giravo nudo per le strade di Catania , venivo ricevuto da grandi giornalisti e trattavo con loro. Una fortuna sfacciata anche se meritata perché lavoravo duramente ed adoravo quello che facevo. In Rizzoli allora incrociavo Oriana Fallaci, a Il Giorno Giorgio Bocca. Al Corriere ebbi occasione di parlare qualche volta con Alfio Russo che era catanese come me. Veramente una fiaba.
Quali fotografi siciliani hai incontrato nella tua lunga e gloriosa carriera?
All’inizio feci una grandissima amicizia con Calogero Cascio, per gli amici Lillo, Grandissimo fotografo e persona squisita. Le sue immagini mi colpirono moltissimo. Un poeta dell’immagine. Poi conobbi anche Scianna che incontravo spesso a l’Europeo. Cercai di collaborare anche con il grande Enzo Sellerio ma fu una brevissima collaborazione. Invece per qualche tempo lavorai con Fausto Giaccone altro grande fotografo di cui sono sempre stato amico anche se poi le nostre strade si separarono. Ho anche un ottimo ricordo di Francesco Troina, persona veramente deliziosa ed anche con lui collaborai un pochino.
Ecco conobbi anche Letizia Battaglia che allora viveva con Santi Caleca, altro ottimo fotografo con il quale ai tempi in cui lavoravo alla Marka collaborai un po’.
Raccontami in breve le tappe della tua carriera.
Dal 1965 fino al 1985 lavorai all’EPS che poi diventò Marka e fu lì che imparai il mestiere. Dopo qualche anno mio fratello con il quale lavoravo decise di aprire la sua agenzia e voleva che io andassi con lui. Non me la sentii anche perché alla Marka guadagnavo delle cifre enormi. Mi ricordo che negli anni 80 guadagnavo anche otto milioni al mese. In pratica io ricevevo il 70 % di tutte le vendite che faceva l’agenzia e per dire la verità più della metà delle vendite le facevo io e mi occupavo dei rapporti con i fotografi e con le agenzie. Fu nel 1969 che, grazie a Cascio ed a Garrubba, altro grandissimo fotografo con il quale allora collaboravo, mi fecero conoscere Vezio Sabatini. La mia collaborazione con Vezio durò dal 1969 al 1995 anno in cui Sabatini morì di infarto. Il rapporto con questo fotografo fu uno dei più grandi successi della mia vita professionale. Credo che Vezio sia stato il fotografo che ha avuto più foto pubblicate al mondo. I giornali italiano (Panorama, L’Espresso, Il Mondo, Famiglia Cristiana, L’Europeo, La Stampa, Italia Oggi et pubblicavano ogni settimana un minimo di un centinaio di foto. Vezio guadagnava delle cifre sconvolgenti. Ricordo che ogni mese gli mandavo un rendiconto di almeno 40 milioni al mese lordi. Ci fu un mese in cui il rendiconto ammontava a ben 65 milioni di lire. Ogni giorno , esattamente alle 21.00 Vezio mi chiamava e mi teneva al telefono almeno 15 minuti. Mi raccontava quello che aveva fatto e voleva giustamente sapere come andavano le vendite delle sue immagini. Poi un mattino del 1995 ricevetti una telefonata del mitico Pietro Coccia che mi annunciava la dipartita di Vezio. Fu un colpo dolorosissimo. La fine di un’epoca.
Mi parli di un mondo e di cifre che oggi mi sembrano irreali. E’ così?
Capisco che tutto ti sembri irreali considerando i tempi di oggi, ma ti posso assicurare che era così. Io lasciai la Marka nel 1985 e fondai la Granata Press Service nel 1985. Non feci nessuna fatica. Dopo un anno la mia nuova agenzia fatturava tanto quanto l’agenzia nella quale prima lavoravo, Negli anni d’oro la Granata Press Service fatturava una media di 600 milioni al mese. Poi aprii la Photo Media a Roma che ebbe un certo successo ed anche un’agenzia a Los Angeles che durò fino all’attentato alle Torri Gemelle. Ho rappresentato, insieme a mia moglie Peggy Eskenazi che era social al 50% , grandissime agenzie come Sipa, Onyx e tante altre. Ho girato il mondo in lungo e largo e mi sono molto divertito. Considera che andavo a Los Angeles , per una settimana , ogni mese. E poi Parigi, Londra, Miami etc.
Quand’è che tutto è cambiato e perché?
Il punto di svolta fu nella metà degli anni 2000. Il passaggio al digitale fu un’operazione costosissima e controproducente. I computer erano costosissimi, il telefono che allora assunse un ruolo primario fu altrettanto costoso. La prima macchina fotografica di una certa qualità che dovetti comprare fu una Canon con una definizione di 5 mega che oggi fa ridere, la pagai 23 milioni e dopo pochi mesi era obsoleta. I computer costavano migliaia di euro e dopo pochi mesi erano da buttare. Stampare una foto costava ben 5mila lire. Il colpo di grazia fu che le aziende non facevano più pubblicità sui giornali e diminuendo le inserzioni, i giornali che in gran parte erano fatti per essere contenitori pubblicitari cominciarono a chiudere o comunque a ridursi. Io andai avanti fino al 2012 e poi decisi che non era più aria. La stessa Grazia Neri nel 2009 fece fare uno studio e le riferirono che l’anno dopo avrebbe cominciato a perdere soldi ed in 24 ore decise di chiudere. Teniamo presente che Grazia Neri negli anni d’oro era arrivata a fatturare un milione di euro al mese. Oggi tutte le grandi agenzie sono sparite e le poche piccole agenzie che continuano non nuotano certo nell’oro ma fanno molta fatica ad andare avanti. E d’altronde tutti i grandi giornali sono spariti e non c’è più trippa per i gatti.
Quello che mi stai dicendo è veramente sconfortante ma d’altronde constato anche sulla mia pelle che ciò che dici è vero. Quali sono i tuoi rapporti con la Sicilia oggi?
Sono ottimi. Negli ultimi 20 anni ho girato la Sicilia in lungo e largo e trovo che sia la più bella regione del mondo. Clima straordinario, Storia, luoghi stupendi, ottimo cibo, un’ospitalità unica al mondo. Peccato che negli ultimi due anni a causa del Covid non ho più potuto venire. Con la mia amica la Professoressa Laura Pulejo, abbiamo organizzato delle mostre. Una a Taormina sul teatro di Strehler, un’altra a Nizza di Sicilia sul cinema girato in Sicilia e poi un’altra bellissima con le foto di Vezio Sabatini sulla prima repubblica e questa si tenne a Messina nel teatro principale. Peccato non essere potuto venire negli ultimi tempi ma spero di rifarmi al più presto. Anche perché tu mi hai promesso una costata di scottona a Ribera.