Presidente, lei è stato uno dei padri del centrodestra. Come giudica l’attuale situazione di questa area politica? Per quali motivi non si riesce a trovare una vera unità?
Io vedo la tre giorni organizzata da Fratelli d’Italia come una opportunità importante, non solo per quel partito, ma anche per tutto il centrodestra, perché, se non ho mal compreso, fa il suo ingresso ufficiale una nuova formazione politica con una personalità specifica, quella che si chiama “Conservatorismo”. Questo quello che ha detto Giorgia Meloni no?
Parliamo, dunque, di una famiglia Politica nuova, non una Destra nostalgica, nazionalista, sovranista. Partito conservatore vuol dire cose molto serie e importanti. Conservatori sono i Tory in Inghilterra, i Repubblicani in America e così via. Quindi, io vedo questa iniziativa come una sfida nuova che Giorgia Meloni lancia al suo partito e indirettamente anche all’intero centro-destra: la possibilità di allearsi e prepararsi per una vittoria elettorale. Mi pare una cosa importante.
Ma in realtà questa mossa potrebbe tradursi in un ostacolo all’unione? Vedremmo crescere di più Fratelli d’Italia rispetto alla Lega, rispetto magari ad altri partiti, potrebbe essere questo che non li fa unire…
Non lo so, potrebbe essere. Si tratta di tre partiti uguali e distinti, quindi c’è necessariamente competizione tra di loro, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Questo che viene introdotto è un altro elemento di competizione. È una sfida all’intero centrodestra, ma non preclusiva, mi pare che sia un’offerta.
Passando al conflitto russo-ucraino, quale ruolo dovrebbe giocare l’Italia in questa crisi internazionale che adesso rischia di degenerare?
Sono convinto che chi si rifiuta adesso di aiutare l’Ucraina potrebbe essere domani obbligato a impugnare lui stesso le armi, perché mi pare che Putin voglia andare avanti. Non credo sia sufficiente approcciarsi solo in maniera pacifica alla questione per fermare l’invasione russa, la quale voglio ricordare, è anche una dichiarazione di ostilità all’intero Occidente. Questo l’ha detto Putin e bisogna prenderlo sul serio. Questo a me pare pericoloso e va fermato. Le armi sono fondamentali per farlo e spero sia sufficiente inviarle, perché potremmo doverle imbracciarle pure noi. L’Italia, grazie ad alcuni personaggi come il Presidente Mattarella, il Presidente Draghi, il Ministro della Difesa Guerini e il Ministro Di Maio, hanno una posizione netta, precisa e autorevole, in linea con gli altri Paesi europei, anzi forse qualche volte anche più spinta.
Le liberal-democrazie sembrano essere sotto attacco e anche nel nostro Paese si diffondono simpatie per regimi autoritari. Secondo lei cosa si dovrebbe fare?
Le democrazie in Europa da molto tempo stanno soffrendo non perché sono state attaccate. Sono attaccate adesso da Putin, ma durante questi ultimi decenni hanno fatto a gara a chi perdeva la propria identità, a chi si indeboliva di più, a chi perdeva lo spirito europeo, a chi negava la storia e la tradizione europea e a chi nascondeva il cristianesimo. È lì che si è indebolita fortemente l’Europa Occidentale, lì la democrazia è entrata in crisi.
I popoli europei sono stati abituati a godersi un po’ di benessere lasciando liberi da sé i principi e i valori su cui si stavano unendo. Ne è venuta fuori un’ Unione Europea poco partecipata dai cittadini. Questa è la crisi della democrazia occidentale secondo me. Si era già vista e si vedeva bene nella politica dell’immigrazione, quando nessuno si occupava seriamente di integrare gli immigrati o di dare ad essi una identità di carattere occidentale. Quindi, la crisi della democrazia c’è ed è una crisi anche culturale, una crisi della propria identità.
L’Europa è molto debole e incapace di dotarsi di istituzioni che l’avrebbero resa più unita. Dell’esercito europeo si parla oggi ma se ne poteva parlare già venti anni fa. Per di più, i grandi padri dell’Europa, De Gasperi, Adenauer, Schuman, quando concepirono il disegno europeo iniziarono proprio dall’esercito. Si chiamava CEDECOM, Commissione Europea di Difesa. Ma non ci abbiamo mai pensato in tutti questi decenni, abbiamo trasformato l’Europa in un grande variopinto supermercato e non abbiamo mai ritenuta necessaria una difesa comune.