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Flags of Russia and Ukraine - The ongoing crisis in Ukraine began on 21st November 2013

Kiev è meno sola e più forte. A Mosca conviene trattare adesso

Tensione in Transnistria. Nessun corridoio umanitario a Mariupol. Guterres da Putin per far ripartire la diplomazia
martedì, 26 Aprile 2022
1 minuto di lettura

Due mesi dopo l’invasione dell’Ucraina l’atteggiamento dell’Occidente è profondamente cambiato.
Non si tratta più solo di aiutare l’Ucraina a resistere all’aggressione. Ora l’obbiettivo è rimandare a casa a mani vuote -o quasi- le baldanzose truppe di Mosca.

All’inizio il sostegno militare degli Stati Uniti e degli altri Paesi della Nato si era limitato all’invio di qualche migliaio di armi “leggere”, missili anticarro Javelin e anti aereo Stinger. Sono serviti per contrastare e, in molti casi respingere con efficacia, l’avanzata dei carri armati russi e per abbattere elicotteri e qualche aereo di Mosca. Invano Zelensky chiedeva un supporto militare più forte. L’Occidente era prudente e voleva evitare un ‘escalation. Ma nel frattempo sul campo le cose sono cambiate La resistenza degli ucraini è stata straordinaria e molto più forte del previsto, la crudeltà delle truppe russe contro civili inermi ha raggiunto livelli mostruosi. Le minacce del Cremlino sempre più esplicite ed esasperate

Putin ha dovuto battere in ritirata dalla capitale e dal Nord, ma ha deciso di puntare sulla conquista del Donbass e di una striscia di collegamento fino ad Odessa e alla Transnistria per togliere completamente all’Ucraina l’accesso al Mar Nero circondarla da Est e da Sud . Ha affidato il comando delle operazioni al generale che ha raso al suolo Aleppo e usato ogni mezzo contro gli oppositori del regime di Bashar Al Assad. Bombardamenti aerei a tappeto e lancio di missili si sono intensificati e hanno fatto capire come sarà la prossima fase del conflitto.

Di fronte a questo scenario l’Occidente non aveva alternative: rassegnarsi alla sconfitta dell’Ucraina -continuando inviare armi per tentare di resistere- o fare un salto di qualità nel sostegno militare e dotare di Kiev di armi pesanti moderne ed efficaci in grado di fronteggiare il nemico con l’obiettivo di costringerlo a ritirarsi da gran parte dei territori occupati.

A questo punto Putin dovrebbe valutare con attenzione l’ipotesi di sedersi adesso al tavolo delle trattative e negoziare da una posizione che ancora lo vede in vantaggio. Se aspetta lo scontro finale dovrà mettere in conto anche un insuccesso che potrebbe costringerlo ad un inglorioso arretramento. L’Occidente è determinato ad aiutare con ogni mezzo l’Ucraina affinché esca a testa alta da questo conflitto. E la Russia capisca che non può aggredire impunemente un Paese sovrano. Il dado è tratto.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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