lunedì, 16 Dicembre, 2024
Attualità

Diritto alla pace, non se ne parla ma c’è

"Liberare l'Umanità dal flagello della guerra". Così recita il Preambolo della Carta dell'Onu

Quello che sta avvenendo in tante zone del pianeta, nell’oblio della pubblica opinione, è oscurato da una guerra alle porte dell’Europa che Papa Francesco e noi con lui non esitiamo a definire ripugnante e infame. Tutte le guerre sono ripugnanti ma forse quelle che si combattono giustificate anche da persone di fede cristiana sono ancor più sacrileghe e senza motivi specialmente se agite fra fratelli di sangue e religione.

La guerra scatenata in Ucraina sembra terremotare quasi tutti i continenti pur se colui che l’ha iniziata nel grottesco tentativo di edulcorare gli eventi bellici li ha chiamati ‘operazioni militari speciali’. Sono le ipocrite contraddizioni di chi ancora non ha compreso che il dominio dei territori invasi con la forza e la violenza non può limitarsi alle circoscritte velleità di un dittatore né ovviamente aver risultati positivi per chi è vittima ritorcendosi quelli negativi alla fine proprio verso colui che decide di intraprendere tali azioni. Azioni contro il diritto internazionale ma soprattutto contro la pace insopprimibile diritto delle genti secondo tutti i trattati internazionali. Da qui le possibili e giuste accuse per crimini di guerra dei responsabili di stragi, eccidi, azioni militari che esprimono aggressione verso un popolo inerme e innocente di qualunque origine sia.

Proprio il diritto alla pace – per la verità non direttamente menzionato nello Statuto dell’Onu – assume ancora in questo contesto una connotazione chimerica ed effimera che spesso scade in una retorica senza concretezze giuridicamente vincolanti.

Nel suo Preambolo la principale Carta delle Nazioni Unite afferma in tono solenne l’impegno di “noi popoli delle Nazioni Unite…a liberare l’umanità dal flagello della guerra“, mentre il Patto internazionale sui diritti civili e politici ribadisce con l’art.20 che ” Deve essere vietata per legge ogni forma di propaganda della guerra“. Pur con queste dichiarazioni ed impegni nel diritto internazionale si fa fatica a intravedere uno strumento giuridicamente vincolante  che sancisca il diritto alla pace risultando proprio il contributo dei diritti umani realizzati esiziale al raggiungimento della pace nel mondo.

Quando vennero costituite le Nazioni Unite il tema della pace non era nuovo dopo l’ultimo conflitto mondiale. Con il tempo si sentì l’urgenza di fondere insieme pace e diritti con un legame così stretto da divenire la pace stessa un ” sacro diritto” dei popoli solennemente proclamato dalla Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel novembre del 1984.

Nell’era nucleare il raggiungimento di una pace durevole sulla Terra, recita questa Dichiarazione, “è condizione primaria per la preservazione della civiltà umana e la sopravvivenza dell’umanità“. Viene proclamato solennemente che ” i popoli del nostro pianeta hanno un sacro diritto alla pace” e che ciascuno Stato ha un vero e proprio obbligo fondamentale alla salvaguardia del diritto dei popoli alla pace e alla promozione della sua realizzazione.

Gli Stati pertanto debbono eliminare la minaccia della guerra dalle loro politiche “in particolare della guerra nucleare, rinunciare all’uso della forza nelle relazioni internazionali e comporre le controversie internazionali attraverso mezzi pacifici sulla base della Carta dell’Onu“. Mentre non solo gli Stati debbono attivarsi a questo sacro diritto ad ogni singolo abitante del pianeta, come emerge dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, viene affidato il compito di farsi “vedetta di pace” tramite il rafforzamento della cultura dei diritti. Per mezzo di quest’ ultima la pace può e deve essere promossa dalla società civile a partire dall’educazione, la formazione, l’istruzione nelle scuole e nelle università.

La pace non deve essere ‘imposta’, non è data ma costruita iniziando dalla consapevolezza del comune destino di tutti gli uomini alla preservazione di relazioni pacifiche fra i popoli e gli Stati. (1-continua)

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