“Nei 10 anni della crisi c’è stato un incremento delle famiglie fallite per debiti pari al 53%: sono circa 2 milioni di famiglie di cui è dimostrata la condizione di irrecuperabilità se non intervengono dei provvedimenti ad hoc, che non sono di erogazione monetaria, ma che ripristinino l’equilibrio riducendo l’esposizione debitoria, consentendo l’accesso ai benefici di welfare e dando quindi alla famiglia la possibilità di perseguire un suo progetto”.
Questo quadro tracciato da Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta Nazionale Antiusura, che oggi ha presentato a Palazzo Marino il proprio rendiconto sociale, nell’ambito del convegno ‘Usura e criminalità organizzata: imprese e famiglie’.
Sintomo della situazione sono le 527mila unità immobiliari che negli ultimi 8 anni sono state vendute all’asta, cosa che ha portato al precipitare nella miseria altrettante famiglie ma anche una caduta dei valori immobiliari anche per chi non versa in condizioni di debito.
Un quadro a tinte fosche che ha condiviso anche il sottosegretario al Ministero dell’Interno, Luigi Gaetti, presente in sala: “siamo in un periodo in cui il sovraindebitamento delle famiglie è molto ampio e il trend è fortemente in crescita” ha spiegato, annunciando che “in autunno, assieme alle varie associazioni, ci ritroveremo per rivedere una normativa ormai datata” in modo che “si aiutino le famiglie, che sono diverse rispetto a un’azienda.
Per le famiglie non è sufficiente dare denaro se non si risolve la causa. Bisogna intervenire creando anche un sistema di supporto non solo economico ma anche sociale in questo senso”.
Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana e vicepresidente della Consulta, ha sottolineato come “questa situazione comprometta il futuro di famiglie, ma anche quello dell’economia e dei territori, creando una guerra tra ultimi e penultimi, mentre noi vorremmo dire al mondo bancario e della finanza che devono esercitare una responsabilità maggiore nei confronti di queste persone” ha detto Gualzetti, auspicando “che scatti un’alleanza forte tra il mondo della chiesa, le fondazioni, le Caritas, le istituzioni, sia quelle pubbliche, che quelle di regolamentazione del mercato, le questure e le prefetture, le imprese e le stesse banche per una grande responsabilità in questo senso”.