Il mio spirito ha sempre rintoccato nel risveglio di primavera – come lo cantava Milva nelle parole di Battiato – e ho l’abitudine in aprile, di ascoltarlo a ripetizione insieme con tutti i suoni della stagione, con tutti i suoi risvegli: dagli alberi di Giuda che rivestono Roma, ai ciliegi, i mandorli, all’odore di cielo che improvvisamente oltreché a vedersi nelle sue gradazioni di turchino, comincia anche a sentirsi forte, a profumare ed investire l’atmosfera come se la pioggia si fondesse con la pelle. Come se il cielo ci cingesse e non fosse poi così lontano; come a sentirsi naufraghi dei cieli, dal verso di Salinas.
L’INCONTRO DI PASSATO E FUTURO
Alzando gli occhi al cielo in primavera, oltre alla sublimazione che assorbiamo dal colore ormai fulgido, s’avverte quasi l’esigenza di riempirlo; non ci basta più che sia vuoto e distante come d’inverno. E non potendo salirci con i passi, tendiamo a provarci con i pensieri: lo riempiamo di pensiero. Quello che s’addensa nella nostalgia e nella voglia di futuro al contempo. Credo sia proprio nel cielo che s’incontrino: non immagino un altro luogo che possa contenere al meglio insieme l’esperito e l’avvenire. Il solo luogo che spiritualmente e culturalmente ci prospetta una tale possibilità: quella di incontrare chi abbiamo già incontrato, di riunirci con chi non è più in vita ma anche di avvicinare gli spiriti i cui corpi sono materialmente lontani, seppure sulla stessa terra, persino nella stessa città. Così come per Salinas: “E ci incontreremo/oltre le differenze/invincibili, sabbie/rocce, anni, ormai soli/nuotatori celesti/naufraghi dei cieli”.
IL DEMIAN DI HESSE
È così che inizia l’immersione nel cielo, con il risveglio di tutti quelli che abitano la terra – mi dico – mentre attraverso il Pincio, mi stendo sul prato e mi guardo dall’esterno, come fossi un’altra. È sempre così che ho alimentato il mio spirito e che mi sono consolata: nel pensiero del dopo, che avrebbe riscattato il prima, che lo avrebbe sublimato in sé, lo avrebbe risolto. Come nel Demian di Hermann Hesse: dove Max Demian che pare vivere fuori dalle comuni categorie e leggi temporali, risolve il conflitto interiore che divide l’anima del protagonista Emil Sinclair in due mondi antitetici: bene e male – assai vicino al William Wilson di Edgar Allan Poe.
LA VOLONTA’ DEL RISVEGLIO
Per risvegliarsi – come in primavera – bisogna sforzarsi: la natura richiede di più di un meccanismo elementare come sembra, pretende che quella rinascita sia frutto di una volontà e non di banale tecnicismo; “L’uccello si sforza di uscire dall’uovo. L’uovo è il mondo. Chi vuol nascere deve distruggere un mondo. L’uccello vola a Dio.” Vola verso il cielo, nel principio da cui sono partita, che è anche la sua fine – nel volo che è legge di natura, ma anche volontà di potenza e pure ribellione al contempo. Il volo di un uccello come quello della “gente come me e lei, solitaria. Ma noi ci possediamo l’un l’altro, abbiamo la segreta soddisfazione di essere diversi, di ribellarci.”