mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Ucraina. Quando scocca l’ora della diplomazia?

È il tempo delle scelte. La guerra in Ucraina sta ridefinendo assetti geopolitici e strategici in modo irreversibile. Non mi pare di essere isolato nel pensare che le sanzioni americane ed europee contro Putin non stiano sortendo l’effetto (unico) sperato, ossia la fine di bombardamenti e atrocità.

La storia non perdonerà mai a Putin questa guerra. Non credo ci sia nessuno che possa trovarvi una plausibile giustificazione.

Ma è pur vero che, a torto o a ragione, la brutale e sanguinaria invasione dell’Ucraina impone una riconsiderazione degli assetti politici e strategici del blocco riconducibile alla Nato, che sempre più si contrappone a quello dell’altra potenza mondiale, per l’appunto la Russia, unita alla Cina e ad altri paesi (India in testa), che via via purtroppo condivideranno l’ideologia di dominio geografico, militare ed economico finanziario di Putin e dei suoi.

Servono quindi, in prima battuta, unità vera di intenti tra gli stati europei e gli alleati, Usa in testa. Non si mandano solo armi agli ucraini, si lavora concretamente per la pace, con una diplomazia più convinta che si fondi su dichiarazioni meno belligeranti e più “presentabili” nei confronti di un soggetto, animato indubbiamente da una follia intollerabile, che potrebbe però non fermarsi senza intravedere una reale volontà di trattare. È vero che Putin non fa certamente capire a nessuno se vuole sedersi ad un tavolo, ma è altrettanto vero che a quel tavolo bisogna portarcelo. Zelenski per primo, e poi chi lo appoggia, devono esercitare una qualche moral suasion, ovviamente unita all’apparato sanzionatorio, che faccia comprendere che la guerra non serve a nessuno, e che una nuova Ucraina può essere libera, e al contempo amministrata in maniera concordata e democratica. Ci sarà da ricostruirla, altrimenti non potrà essere di nessuno, pur volendo. Il Papa chiede di far tacere le armi; tutti – nessuno escluso – hanno il dovere di far capire che vogliono davvero farlo.

Dire di volere la pace e muovere eserciti e armamenti mi pare siano comportamenti schizofrenicamente incompatibili.

*Direttore Centro Ricerca Sicurezza Terrorismo

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