Mentre seguiamo tutti con apprensione l’evoluzione del conflitto russo-ucraino e il dramma della popolazione ucraina costretta a lasciare il proprio Paese, nel Mediterraneo si è consumata l’ennesima strage di migranti.
La Comunità di Sant’Egidio, in prima linea nell’accoglienza dei profughi ucraini, soprattutto quelli in dialisi, ha voluto, però, richiamare l’attenzione anche su quest’altro fronte sempre aperto. La Comunità ha voluto esprimere il proprio cordoglio ai familiari dei tanti, forse cento, migranti dispersi nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa – gli ultimi tre giorni fa – stringendosi attorno alle loro famiglie. “È inaccettabile continuare ad assistere a queste stragi del mare senza cambiare le regole in vigore – si legge in un comunicato stampa – e, tra l’altro, lasciando che i sopravvissuti vengano rispediti in Libia, dove tutti sanno in quali condizioni sono detenuti. Come ha ricordato Papa Francesco, occorre non restare indifferenti e “riconoscere i bisogni di quanti lottano tra le onde del mare, sbattuti sulle rocce di una riva sconosciuta”.”
Rivedere gli accordi di Dublino e porte aperte anche per altri conflitti
Prima di tutto l’Europa deve riprendere le operazioni di soccorso e di salvataggio di chi rischia la vita nel Mediterraneo. In secondo luogo, dice l’organizzazione umanitaria, vanno superati i criteri di Dublino che penalizzano fortemente i Paesi di prima accoglienza. In terzo luogo, prosegue il comunicato, mentre tutta l’Unione europea ha deciso giustamente di concedere una protezione temporanea a tutti gli ucraini che fuggono dalla guerra, occorre urgentemente assumere nuove politiche che introducano la possibilità di ingresso per motivi umanitari anche ai profughi di altri conflitti in corso, alcuni dei quali durano da anni, come in Siria.
Quote più ampie di ingressi per motivi di lavoro
In questo senso il modello dei corridoi umanitari, che Sant’Egidio ha portato avanti dal 2016 con diversi alleati in Italia, Belgio, Francia e Andorra – permettendo l’arrivo in Europa di oltre 4.500 persone – dimostrano la possibilità concreta non solo di accogliere ma di potere integrare. È necessario al tempo stesso stabilire quote più ampie per ingressi regolari per motivi di lavoro, come richiedono ormai da tempo molti imprenditori nel settore agricolo come in quello industriale e dei servizi alla persona.
In assenza di nuove politiche sull’immigrazione, spiega Sant’Egidio, saranno inevitabili nuove tragedie del mare e nel deserto africano.