Nel 2021 la propensione al risparmio delle famiglie scende al 13,1% (dal 15,6% nel 2020), il reddito disponibile aumenta del 3,8%, mentre la spesa per consumi finali del 7%. È quanto emerge dai dati di un report dell’Istat.
Nel 2021 il valore aggiunto corrente generato dal complesso dell’economia nazionale, ha segnato una crescita del 6,2% rispetto all’anno precedente, quando si era avuta una brusca caduta dell’attività economica (-7%). La ripresa non è stata tuttavia sufficiente a riportare il sistema ai livelli pre-crisi: il valore aggiunto si è mantenuto per circa 20,6 miliardi al di sotto del risultato del 2019. La ripresa è stata generalizzata per tutti i settori istituzionali, ad eccezione delle società finanziarie, il cui valore aggiunto ha segnato nel 2021 un’ulteriore diminuzione del 2,5%, dopo il calo del 2,2% nel 2020. La crescita dell’economia è stata guidata dai risultati registrati dalle società non finanziarie, il cui valore aggiunto è aumentato dell’8,9% (+67,7 miliardi rispetto al 2020), contribuendo per 4,5 punti percentuali alla dinamica complessiva.
Nel suo complesso, il settore delle famiglie ha fatto registrare un aumento del valore aggiunto pari al 5% (+21,6 miliardi rispetto al 2020), che si è tradotto in un contributo di 1,4 punti percentuali alla crescita del sistema economico. Nel corso del 2021 l’espansione dell’attività produttiva e il ritorno delle retribuzioni ai livelli del 2019 hanno generato una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici del 3,8% (+42,5 miliardi). La dinamica più sostenuta della spesa per consumi finali delle famiglie (+7%, +66,5 miliardi) rispetto al reddito disponibile ha generato una diminuzione della quota di reddito destinata al risparmio, che è passata dal 15,6% del 2020 al 13,1% del 2021. Gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie, dopo il crollo registrato nel 2020 (-11,2%, -20,5 miliardi), hanno registrato nel corso del 2021 un incremento del 17,0% (+27,6 miliardi), portandosi per 7 miliardi sopra il livello pre-crisi.