La Russia sul piano tecnologico dipende completamente dall’Occidente e dalla Cina e le sue uniche esportazioni sono assolutamente primitive: grano, mais, minerali ferrosi e soprattutto carbone, petrolio e gas naturale, punto di forza e insieme tallone d’Achille di Mosca. L’approfondimento di Giuseppe Gatti, editorialista di Nuova Energia, sulla situazione energetica europea e sulle evoluzioni nel breve periodo, prende le mosse da questa considerazione.
“Punto di forza – sottolinea Gatti – perché nell’immediato per l’Europa è difficile rinunciare a queste importazioni ed esita quindi ad adottare le sanzioni che sarebbero le più efficaci, bloccando l’acquisto dalla Russia del carbone, del greggio e soprattutto del gas”. D’altro canto, quest’ultimo costituisce la massima vulnerabilità dell’economia russa, per la rigidità della sua logistica, imperniata su di una rete di gasdotti proiettata verso l’Europa e con limitate capacità di liquefazione, queste orientate invece verso l’Asia.
Se per l’Europa è quasi impossibile affrancarsi rapidamente dalla dipendenza dal gas russo, è altrettanto difficile per la Russia interrompere le sue forniture, non solo per ragioni economiche, ma anche perché i pozzi di estrazione non si possono chiudere da un giorno all’altro, senza danneggiare i giacimenti.
“L’avventurismo di Putin – conclude Gatti – ha costretto l’Europa a riscoprire uno dei tre lati del trilemma dell’energia: la sicurezza degli approvvigionamenti, colpevolmente trascurata negli ultimi vent’anni.
Ci vorranno tempo e massicci investimenti in nuove infrastrutture, ma la mappa dei flussi energetici che alimentano l’Europa cambierà profondamente e irreversibilmente, sia nel breve – per i crescenti rapporti con gli Stati Uniti – sia nel lungo periodo per il ruolo che giocheranno le ingenti risorse africane e in qualche misura anche del Mediterraneo orientale”.
È in questo contesto che si colloca la riscoperta delle limitate, ma al momento preziose, risorse nazionali, messe al bando dalla cecità infantile di un estremismo ecologico che si illudeva di risolvere la transizione in un passaggio immediato e indolore.