Le terribili immagini di edifici divelti dalle bombe e di civili straziati sono solo una parte, certamente la più tragica, dello scenario di guerra che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina. Ma c’è un’altra parte di quello scenario bellico, probabilmente meno visibile, che potremmo definire “conflitto digitale” e che, evidentemente era già stato innescato prima dei bombardamenti militari. A tal proposito, il vice ministro della trasformazione digitale ucraina, Alex Bornyukov, ha dichiarato, riferendosi ai russi, che “La loro guerra (digitale) non è iniziata lo scorso febbraio, ma otto anni fa con attacchi costanti e istantanei, deturpando siti web o rubando i nostri database”. Tanto che la reazione -anche quella digitale- degli ucraini è stata fulminea: i più esperti hacker, alcuni appartenenti al collettivo Anonymous, sono riusciti a mettere a segno una serie di cyber-attacchi contro obiettivi russi strategici. Bornyukov ha aggiunto: “Vogliamo solo farli sentire come ci sentiamo noi”. Sono tantissimi gli hacker che stanno partecipando attivamente, in soccorso all’Ucraina, con l’obiettivo di disabilitare molti siti web del Cremlino e altri sostenuti dallo Stato russo.
Ma non è soltanto per questo che il conflitto russo-ucraino passerà alla storia –si spera, quanto prima possibile– per essere la prima guerra digitale.
Fondamentale si sta dimostrando l’utilizzo strategico delle piattaforme web di social network e media, che stanno bloccando i contenuti di propaganda russa dei media statali come Russia Today e Sputnik, che sono considerate a tutti gli effetti vere e proprie armi del Cremlino in questo conflitto.
Con l’obiettivo di divulgare informazioni vere e corrette sui tragici eventi bellici ma anche con l’obiettivo di offrire al resto del mondo una opportunità di finanziare l’Ucraina in questa storica azione di difesa, il Governo di Kiev ha annunciato in questi giorni di aver aperto un museo in NFT, le famigerate opere digitali.
Quello lanciato dal governo ucraino è il primo museo sulla guerra della Russia all’Ucraina, generato su tecnologia Non Fungible Token. Il Ministero per la Trasformazione Digitale di Kiev, attraverso i NFT, ha iniziato a diffondere la verità su quella che Mosca chiama ‘operazione speciale’ e, allo stesso tempo, è intenzione del governo ucraino preservare la memoria degli eroi del suo valoroso esercito. A dare l’annuncio della collezione di NFT è stato il vice ministro della trasformazione digitale ucraina, Alex Bornyukov, con una dichiarazione rilasciata al quotidiano britannico The Guardian.
Significativa è la frase pronunciata Mykhailo Fedorov, Ministro della Trasformazione Digitale ucraino: “Mentre la Russia usa i carri armati per distruggere l’Ucraina, ci affidiamo alla rivoluzionaria tecnologia blockchain,”. “Il museo NFT è il luogo in cui preservare la memoria della guerra. E il luogo per celebrare l’identità e la libertà ucraina.”
Le opere virtuali esposte sono quelle donate da artisti, fotografi e giornalisti, gli NFT hanno quindi una duplice natura e finalità: artistica e di reportage giornalistico. È evidente, infatti, la finalità ultima che è quella di mostrare l’escalation dell’invasione russa, raccontandone il dramma da prospettive differenti: lo sguardo dell’artista e la lente del giornalista. L’iniziativa di un museo composto interamente di opere NFT ucraine è destinata a diventare permanente, aprendo in un momento successivo anche a contributi che potranno arrivare da Paesi stranieri.
Intanto, è già possibile acquistare gli NFT ucraini, attraverso il link: https://metahistory.gallery/warline
La notizia è già stata ripresa dalle maggiori agenzie di stampa, tanto che risultano già donazioni di criptovalute per un valore superiore ai 60 milioni di dollari. Lo stesso viceministro Bornyakov ha spiegato che il denaro raccolto è stato utilizzato per l’acquisto di attrezzature militari e per il finanziamento delle attività dei media. Il ricavato del museo sarà destinato, altresì, “all’acquisto di occhiali per la visione notturna, caschi e giubbotti antiproiettili”.
Moltissimi dunque gli acquirenti che hanno risposto a tale grido di aiuto, nella consapevolezza che il ricavato “sarà impiegato per comprare aiuti umanitari necessari al Paese”. Già all’inizio di marzo Kiev aveva deciso di scommettere sulla cripto-misura dei ‘non-fungible-token’ per finanziare la guerra con la Russia, dopo aver già avanzate richieste di donazioni in criptovalute.
* Fondatore e Presidente Osservatorio Italia Antiriciclaggio per l’Arte