mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Il Cittadino

Il diavolo e l’acqua santa

Ho sotto le mani due libri spiccatamente e dichiaratamente “di parte”.

Uno, uscito negli ultimi mesi del 2021, ha la copertina prevalentemente bianca, con qualche linea rossa e scritte in blu: un po’ i colori dello Scudo crociato; nell’altro, di fresca stampa, predomina il rosso, emergendo – parzialmente coperta da un riquadro col titolo – un pezzo di falce e martello.

Il primo volume, quello bianco, è “La variante DC”, con sottotitolo “Storia di un partito che non c’è più e di uno che non c’è ancora”. Edito da Solferino, ne è autore il mio ventennale amico, Gianfranco Rotondi.

Il secondo volume, quello rosso, ha per titolo “Lo rifarei”, con sottotitolo “Vita di partito da via Barberia a Botteghe Oscure”. Edito da Strisciarossa, ne è autore il mio amico d’infanzia Francesco (“Ciccio”) Riccio.

Li ho messi vicini questi due volumi, ricavandone subito un senso di tranquillità e di coerente ordine che in questo periodo difficile e confuso, ci voleva proprio.

Ognuno dei due amici-autori racconta una storia vissuta, con onestà intellettuale e col pensiero – non espresso, ma leggibile tra le righe dì entrambi i volumi – che forse poteva andare in un altro modo. Storia di due partiti naturalmente antagonisti: così che pure ciò che poteva essere è visto in un modo contrastante; inconciliabile l’uno con l’altro ed entrambi assolutamente diversi dall’imprevedibile sviluppo assunto dalla realtà: che nessuno dei due miei amici – tra di loro credo neppure conoscenti – avrebbe mai immaginato possibile.

La storia narrata da Ciccio è temporalmente più lunga, perché parte dal 1968, da Locri, con i movimenti studenteschi come potevano essere percepiti nel profondissimo Sud. Quella di Gianfranco, il più giovane tra i due giovanotti, comincia dal 1976, nella DC pre-rapimento Moro.

La narrazione di Ciccio Riccio è oggettivamente più coinvolgente per me, riportandomi ad un vissuto ed alla mia prima presa di coscienza della “politica”.

Eccomi trasportato subito in una manifestazione studentesca del Sessantotto di Locri. Ciccio, ultimo anno del Liceo Classico Ivo Oliveti, era uno dei leaders; io, neo ginnasiale, lusingato dall’essergli  amico. Ricordo nitidamente la folla di studenti della Locride che gremivano la piazza; poi un discorso coinvolgente di Massimo Calveri (poi nella vita, brillante e stimato magistrato amministrativo) e al termine lo srotolamento di uno striscione “Cristo si è fermato a Eboli”, rivendicando un ruolo a Sud di Eboli. Belli ed impegnativi quegli anni del Liceo con la fondazione – nel 1969, da un gruppo di quindicenni, a Locri! – di un circolo culturale “Martin Luther King”.

Una funzione analoga, questa volta non di scoperta, ma di risveglio della coscienza politica l’ha avuta nei miei confronti Gianfranco Rotondi. Ci siamo conosciuti nei primi anni Duemila per ragioni professionali ed ha suscitato molto la mia curiosità per la sua spiccata ironia e la capacità di affrontare e risolvere problemi anche gravi, semplicemente dissacrandoli.

Ho cominciato a seguirlo nel suo seguitissimo appuntamento annuale di Saint-Vincent, trovando un decennio dopo “tangentopoli” (che entrambi i volumi raccontano, con visioni che neppure si sfiorano) una ragione per tornare alla politica, dopo la disintegrazione della “Prima Repubblica” e del mio Partito Repubblicano al quale avevo aderito da liceale.

Mio ritorno alla politica nel tempo divenuto sempre più convinto nella scia dei riflessi sociali delle grandi intuizioni di Papa Bergoglio: una “Rivoluzione Cristiana” che dopo il “Laudato sì” ed i discorsi tra Creato e ambiente è sfociato in quella Associazione “VerdeÈPopolare” – che mi vede tra i fondatori con Gianfranco Rotondi e con la “Verde” Paola Balducci – che si sta in questi giorni trasformando in un movimento politico.

Ma torniamo ai nostri libri bianco e rosso, con la narrazione di due mondi con valori forti, contrapposti ma entrambi tesi a fare moderna l’Italia dopo il boom economico del dopo guerra.

Più rigido e rigoroso il mondo comunista: al punto che con orgoglio Ciccio Riccio afferma di non avere mai aderito al DS per il valore e la fedeltà al trattino che separa “centro-sinistra”.

Più portato al compromesso il composito universo democristiano che, al suo interno, aveva una dialettica più complessa e posizioni molto diverse e che hanno consentito a Gianfranco di navigare a varie latitudini, pur rimanendo coerente con sé stesso.

Ciccio ha svolto una prestigiosa carriera di dirigente di partito, responsabile nazionale delle Feste dell’Unità, Tesoriere Nazionale del PDS e ostinatamente, “lo rifarebbe”.

Gianfranco una carriera parlamentare di lungo corso, con incarichi di ministro, e pensa ancora a una soluzione politica, al “partito che non c’è ancora”.

Un tempo comunisti e democristiani si evitavano come il diavolo e l’acqua santa.

Ho messo vicini i due libri e ne è uscito un combinato disposto di grande valore.

Metterò a confronto prima o poi i due autori: sicuro che con l’intelligente ironia di entrambi, spiazzeranno tutti, compresa la mia curiosità di sapere come va a finire. Magari realizzando quasi mezzo secolo dopo un compromesso storico, che solo chi è stato in quei tempi comunista o democristiano può comprendere nella sua reale essenza.

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