Non c’è da stupirsi che uno come Bertrand Russel, che nel suo discorso nella sala municipale di Battersea spiegò perché non fosse cristiano – discorso che diede poi il titolo alla raccolta di saggi nel 1930 Why I am not a Christian – facesse suo il concetto di religione di Lucrezio: una malattia frutto della paura e fonte di sofferenza. Eppure nell’epoca del cinismo imperante ed ostentato e dell’esaltazione – che non ha niente in comune con la sostanza nobilitante dell’entusiasmo – non c’è forse richiamo più netto alla spiritualità più cruda e reale quanto quello dello stesso Russell: “Una buona vita, come io la concepisco, è una vita felice. Io non voglio dire che se sei buono sarai felice – Voglio dire che se sei felice sarai buono.”
L’AMORE PER LA VITA COME PRINCIPIO CRISTIANO ED UMANO
Se l’amore per la vita è il fulcro della gratitudine aderente ai principi del cristianesimo, non desta stupore che termini ossimorici come spirituale e terreno si rendano perfettamente conformi nel caso specifico. L’attaccamento alla vita infatti è insieme quanto di più spirituale e al contempo terreno possa esistere; cioè l’essenza costitutiva dell’essere umano: l’unione di corporeità e spiritualità. Ecco, forse non è del tutto esaustivo assimilare la felicità con la bontà, né ritenere che la prima derivi dall’altra o viceversa. Ma deve, per sua stessa natura esistere un connubio strettissimo che ha a che fare con la vita stessa; e non con la moralità o immoralità nel suo naturale svolgimento.
LA VITA COME IDEALE
Non è sbagliato dunque tenere alla vita più che a un ideale; anzi, scegliere di non sacrificare la vita per la patria attiene alla sacralità cristiana dell’esistenza stessa, significa rispetto di sé e degli altri al contempo ed aderisce ad un ideale spirituale e pure pratico: concreto, realizzabile ed in quanto tale degno di essere ritenuto tale. L’amore per la vita perciò non vuol dire egoismo, anzi, esattamente l’opposto: è amore di sé e del prossimo, dunque amore per l’altro fattuale ed attuabile – poiché aderente ad un ideale medesimamente spirituale e terreno e non ad un’ideologia astratta, cui lo spirito è conferito unicamente per mezzo di un sacrificio che mortifica quella stessa sostanza spirituale: la più carnale, la vita.