Pubblici esercizi della ristorazione emergenza continua. Il rapporto 2021 della Fipe è tutto in salita: per 6 imprese su 10 il ritorno ai fatturati pre-Covid non arriverà prima del 2023. Prosegue anche l’emergenza occupazionale, con 194mila professionisti di bar e ristoranti persi nel periodo della pandemia. Il presidente Stoppani: “Serve una vera politica di settore”.
Affari azzerati
La lunga notte dei pubblici esercizi sembra non avere fine: non bastavano due anni di pandemia che hanno azzerato quasi tutto il giro d’affari del settore con conseguenze pesantissime dal punto di vista occupazionale. “Quando sembrava intravedersi qualche spiraglio di luce, è arrivata la guerra tra Russia e Ucraina con l’improvviso rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia che ha fatto ricadere gli imprenditori del settore nella nebbia dell’incertezza”, e quanto sottolinea l’ufficio studi di Fipe, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, nel suo tradizionale rapporto sulla ristorazione, realizzato in collaborazione con Bain&Company e Tradelab, presentato a Roma alla presenza del presidente Lino Enrico Stoppani e di Romina Mura, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati.
Ventiquattro miliardi in fumo
Quello che doveva essere l’anno della ripartenza, il 2021, ha mantenuto la promessa solo per il 16% delle imprese, i cui fatturati sono cresciuti, mai però più del 10%. “Per il 73% degli imprenditori, invece, il calo del volume di affari è stato verticale”, scrive la Fipe, “a causa delle lunghe limitazioni con conseguente contrazione dei consumi. Gli italiani hanno speso oltre 24 miliardi di euro in meno nei servizi di ristorazione rispetto al 2019, equivalente al 27,9%. Oltre a questo, calcola la Fipe, c’è stata la “scomparsa” di 194mila posti di lavoro rispetto al periodo pre-covid”