Per fortuna questa guerra non è scoppiata nel 2018, quando nel governo Conte 1 c’era un partito filo-russo (Lega) e uno filo cinese (M5S). Avremmo rischiato di essere l’unico Paese occidentale a sostenere l’invasione dell’Ucraina o -quanto meno- a non condannarla allineandoci sulle posizioni cinesi. In pratica ci saremmo chiamati fuori dalla NATO. Con le tragiche conseguenze del caso.
Ci è andata bene. Ma non è finita. I detriti di quella scellerata stagione di demagogia, populismo e approssimazione nell’affrontare temi delicati, sono ancora tra noi. E si manifestano con performance di personaggi che -se l’ora non fosse drammatica- non meriterebbero di essere presi sul serio.
Un tempo il ruolo di presidente della Commissione Esteri veniva rivestito da gente tipo Giulio Andreotti. Ora il presidente di questa Commissione al Senato è il geologo Vito Petrocelli. Che di terremoti sicuramente si intende. Al punto che uno scossone lo ha dato alla sua Commissione in varie occasioni assumendo, sull’aggressione russa all’Ucraina, posizioni sconfessate dalla stragrande maggioranza dell’organismo che egli presiede. Invece di dimettersi, rincara la dose e promette: non voterò né il decreto Ucraina né la fiducia al Governo. Era quello che Conte voleva sentirsi dire per metterlo fuori dal partito e dimostrare a Di Maio che egli è il vero capo del Movimento ed è un occidentale affidabile. Ma non fino al punto di sostenere l’aumento al 2% delle spese militari proposto da Draghi. Non siamo sotto le bombe -dice l’avvocato-. Neanche la Germania lo è, e spenderà 100 miliardi per rafforzare la difesa. I Paesi Nato si sono impegnati a spendere il 2% e l’Italia non può riscrivere il vecchio adagio “armiamoci e partite” in “armatevi e partite” .
Ma l’ex alleato di Conte, Salvini non lo lascia solo in queste piroette. Da un lato il leader leghista non sembra contrario all’aumento delle spese della Difesa dall’altro critica Draghi sugli aiuti militari all’Ucraina. Allergia alle armi? In passato non disdegnava di farsi fotografare con svariati sputafuoco recitando il mantra “la difesa è sempre legittima”.
Mentre a Roma va in scena un po’ di operetta, in Ucraina o bombardamenti si abbattono sui civili e sugli ospedali. In Russia Putin si accanisce contro il suo oppositore Navalny: ciò che non poté il veleno potranno le sbarre che lo priveranno della libertà per altri 9 anni.
Ma l’Europa dà segni di resipiscenza. Gli acquisti congiunti di gas saranno un forte passo avanti per liberarsi dal giogo russo. La partecipazione di Biden al Consiglio europeo e al vertice Nato sarà il segnale che non siamo soli. E non è un caso che proprio oggi il portavoce del Cremlino fa marcia indietro sulle bombe atomiche: le useremo solo se sarà minacciata la nostra esistenza. Putin aveva attivato la sicurezza nucleare il 27 febbraio, quando l’invasione era iniziata da tre giorni e l’unica minaccia in campo era la sua contro l’Ucraina.