A Ginevra il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), il forum scientifico formato da organi delle Nazioni Unite e dall’Organizzazione meteorologica mondiale con lo scopo di studiare il riscaldamento globale, da ieri è al lavoro per completare il III volume, il penultimo, del Sesto Rapporto. Gli ultimi drammatici eventi legati al conflitto russo-ucraino hanno fatto passare sotto silenzio il precedente report, il volume II, che invece lanciava un pericoloso allarme: già oggi la temperatura è aumentata di 1,1 grado.
L’aumento di ondate di calore, siccità e inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali, causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli. Questi eventi meteorologici estremi sono sempre più difficili da gestire e hanno esposto milioni di persone a grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e nell’Artico. “Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione – ha detto Hoesung Lee, presidente dell’Ipcc -. Mostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente. Le nostre azioni di oggi determinano il modo in cui la natura risponde ai crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici“.
La guerra potrebbe ritardare il passaggio alle rinnovabili
Se continuiamo così, avvisa il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, possiamo dire addio agli 1,5°C entro i quali dobbiamo mantenerci, già 2 gradi rappresenterebbero la catastrofe. Ma la guerra sembra aver prepotentemente rubato l’intera scena. I Paesi che lottano per sostituire le forniture russe di petrolio, gas e carbone con qualsiasi alternativa disponibile secondo Guterres potrebbero alimentare la “distruzione reciproca assicurata” del mondo. La strategia “tutto compreso”, spiega il Segretario, ora perseguita dalle principali economie per porre fine alle importazioni di combustibili fossili dalla Russia a causa della sua invasione dell’Ucraina potrebbe uccidere le speranze di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei livelli pericolosi.
Guterres condanna le società che spingono alla conservazione dello status quo
“I Paesi potrebbero essere così consumati dall’immediato divario di approvvigionamento di combustibili fossili – ha denunciato il Segretario Generale – da trascurare o mettere in ginocchio le politiche per ridurre l’uso di combustibili fossili. Questa è follia. La Germania vuole aumentare la fornitura di petrolio dal Golfo e accelerare la costruzione di terminali per ricevere gas naturale liquefatto. Negli Stati Uniti, il portavoce della Casa Bianca Jen Psaki all’inizio di questo mese ha affermato che la guerra in Ucraina è stata una ragione per i produttori americani di petrolio e gas per ottenere più rifornimenti dal proprio sottosuolo”. Guterres ha, dunque, esortato le più grandi economie sviluppate ed emergenti del mondo a porre fine rapidamente alla loro dipendenza dal carbone – il combustibile fossile più inquinante – e di non tollerare le società private che continuino a sostenerne l’uso per il proprio tornaconto.
La pandemia ha rallentato le emissioni ora già in ripresa
Gli scienziati del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici avranno due settimane per finalizzare il loro ultimo rapporto sugli sforzi del mondo per ridurre le emissioni di gas serra. Il precedente di fine febbraio ha rilevato che metà dell’umanità è già a serio rischio e che questo aumenterà con ogni decimo di grado di riscaldamento. Ma “i Paesi – sempre a detta di Guterres – non stanno facendo abbastanza per ridurre le emissioni”. L’obiettivo di Parigi richiede una riduzione del 45% delle emissioni globali entro il 2030, ma dopo un calo dovuto alla pandemia nel 2020, nel 2021 le emissioni sono aumentate di nuovo notevolmente. Per questo centinaia di scienziati in Gran Bretagna e negli Stati Uniti hanno pubblicato lunedì una lettera aperta invitando le istituzioni accademiche a smettere di accettare finanziamenti dalle compagnie di combustibili fossili per la ricerca sui cambiamenti climatici.
IPCC: piani governativi chiari per i prossimi 2 anni
Intervenendo all’apertura della riunione dell’IPCC, il capo dell’ufficio per il clima delle Nazioni Unite ha esortato i Governi ad agire immediatamente: ”I piani a lungo termine sono importanti e sono necessari – ha affermato Patricia Espinosa – ma se i leader globali, pubblici e privati, non fanno progressi e stabiliscono piani chiari per l’azione per il clima nei prossimi due anni, i piani per il 2050 potrebbero essere irrilevanti.” Il rapporto dell’IPCC che dovrebbe essere pubblicato il 4 aprile, non dovrebbe includere riferimenti diretti all’impatto della guerra in Ucraina, ha affermato Jim Skea, che co-presiede il gruppo di esperti che lo ha scritto, tuttavia illustrerà come le attuali varie politiche energetiche potrebbero influenzare le tendenze delle emissioni in futuro.