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Lavoro nei campi. Passanti (Confagricoltura): pomodoro, primi nel mondo ma prezzi troppo bassi non coprono costi di produzione

sabato, 19 Marzo 2022
1 minuto di lettura

Mancanza d’acqua e i costi di produzione in crescita. Sono i due nemici  che mettono in difficoltà il futuro del pomodoro italiano, cioè  l’industria prima al mondo per produzione di polpe, passate e sughi. Uno
dei settori dell’agroalimentare più rappresentativi del Made in Italy “Con il prezzo del pomodoro da industria ancora in stallo”, commenta Massimo Passanti, presidente della Federazione nazionale di prodotto di Confagricoltura, alla luce delle ripetute fumate nere dagli incontri tra parte agricola e industriale, “Finora non sono emersi risultati soddisfacenti dalla trattativa dell’area nord e la distanza è ancora troppa. Al Sud, purtroppo, ancora tutto tace e le contrattazioni non sono nemmeno iniziate”.

Riduzione delle coltivazioni

Senza accordo c’è forte preoccupazione per la riduzione delle superfici. “L’Italia”, sottolinea Confagricoltura, in totale, “nel 2021, sono stati coltivati oltre 70 mila ettari e la quantità consegnata all’industria ha superato i 6 milioni di tonnellate, la regione leader per superficie
coltivata è l’Emilia-Romagna”.

Giorni decisivi

“E’ una fase particolarmente difficile e delicata”, rimarca Passanti, “perché questi sono i giorni decisivi per stabilire su cosa investire: chi sceglie di coltivare pomodoro deve ordinare le piantine da mettere a
dimora, per poi raccogliere ad agosto”. Tra il continuo incremento dei costi di produzione e la mancanza d’acqua c’è il concreto per Confagricoltura, timore che i produttori storici “si dirigano verso
colture che richiedono meno investimenti e minori rischi come mais, sorgo, girasole e soia, vista anche l’impennata dei prezzi, dovuti anche alla guerra in Ucraina e alla chiusura del mercato ungherese”.

Trovare presto un accordo

L’invito di Confagricoltura è quello di accorciare le distanze e trovare al più presto un accordo, tanto più che l’intesa per il pomodoro da industria è già stata raggiunta in Spagna e Portogallo con incrementi in
valore ben superiori a quelli proposti dalla parte industriale italiana. “I 100 euro a tonnellata prospettati, infatti, coprirebbero a malapena i costi di produzione”, conclude Massimo Passanti, “senza considerare le
eventuali incognite climatiche e sanitarie”.

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