lunedì, 18 Novembre, 2024
Sanità

Pillole allo Iodio. Il piano c’è, la psicosi pure ma in farmacia non si trovano

Farmacisti e Protezione civile in attesa delle disposizioni del Governo chieste dalle Regioni

Il 10 marzo 2022 la Conferenza delle Regioni ha approvato il Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari ma ha chiesto  una integrazione al Governo per facilitare la distribuzione dello iodio stabile e di specificare tempistiche, modalità, attività di comunicazione, soggetti coinvolti, ruoli e responsabilità. Nelle ultime settimane, infatti, si è fatta strada la psicosi, legata al conflitto russo-ucraino, di una contaminazione nucleare conseguentemente al blackout elettrico nelle centrali di Zaporizhzhya e Chernobyl, ma anche per la remota eventualità che Putin metta in atto le sue minacce di ricorso ad armi atomiche. In tanti in Europa stanno acquistando compresse di iodio per una profilassi antiradiazioni, per alcuni una precauzione del tutto ingiustificata e anche pericolosa, seppur l’unica in caso di incidente nucleare.

La iodioprofilassi, unico scudo al carcinoma tiroideo

In caso di guasto di una centrale, che può riguardarci direttamente entro i 200 km o indirettamente per concittadini che abitano nelle aree interessate o persone, cibo e altre materie contaminate che entrino nel Paese, il Piano prevede alcune misure protettive come il blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte); blocco della circolazione stradale; misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico. Nel caso, poi, di emissione di Iodio 131 va applicata la iodioprofilassi.  Il rischio di un carcinoma tiroideo da iodio radioattivo è legato all’età al momento dell’esposizione. A maggior rischio i giovanissimi di 0-17 anni e le donne in stato interessante. La misura della iodioprofilassi, si legge nel documento, “è quindi prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento”.

Mandelli (FOFI): “Non abbiamo avuto comunicazione dal Ministero della Salute”

Allo stato attuale nelle nostre farmacie questo integratore non è presente. “Il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari porta evidentemente con sé anche il reintegro delle scorte necessarie alla iodioprofilassi nell’ambito delle Snaf, ossia delle Scorte nazionali di antidoti e farmaci presso il Ministero della Salute”. Ci risponde così l’onorevole Andrea Mandelli, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), da noi interrogato sulle ragioni di uno tale stato di deficit che ci coglierebbe del tutto impreparati in un caso di emergenza.
“La disponibilità dello iodio stabile – prosegue il Presidente – sarà, dunque, incrementata per far sì che risulti sufficiente a fronteggiare qualsiasi evenienza, a prescindere dai drammatici fatti bellici di queste settimane. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che, benché nel nostro territorio non vi siano centrali nucleari, nei Paesi confinanti questi impianti esistono e sono in funzione. La Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani è, come sempre, a disposizione del Governo e del Paese per fronteggiare qualsiasi emergenza, ma al momento non abbiamo avuto alcun genere di comunicazione dal Ministero della Salute rispetto alla implementazione del nuovo Piano che vedrà nella Protezione Civile il principale motore operativo. Riteniamo necessario ribadire che, oggi, non esiste alcun motivo per l’assunzione dello iodio: il suo consumo a scopo preventivo non ha fondamenti scientifici e può provocare danni, anche gravi, alla salute”.

La Protezione Civile non si pronuncia

Anche l’Istituto Superiore di sanità, rispondendo in un comunicato stampa alla crescente domanda in Europa di “pillole allo iodio” in seguito al conflitto russo-ucraino, rimanda alla Protezione civile la responsabilità di dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione. La protezione civile, però, al momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni in attesa del documento attuativo integrativo al DPCM “di gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”, richiesto al Governo dalla Conferenza Unificata.

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