sabato, 16 Novembre, 2024
Società

In Italia 8 famiglie su 10 in case proprietà, 3,7% in alloggi popolari

In Italia, quasi otto famiglie su dieci (il 79,9%) risiedono in un’abitazione di proprietà, il 16,4% dei nuclei famigliari pagano un affitto a canone di mercato, mentre il 3,7% vive in case popolari. In totale, gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono 954.161, pari al 18% degli affitti totali.

Nel Sud e nelle Isole questa percentuale passa al 23%, ovvero quasi un affitto su quattro è in una casa popolare. Ma l’attuale struttura del patrimonio residenziale pubblico non è sufficiente, servirebbero almeno altri 300.000 alloggi per soddisfare tutte le richieste.

Negli ultimi anni il Governo ha investito per le politiche abitative lo 0,01% del Pil, passando dagli oltre 422 milioni di euro del 2014 ai 136 milioni di oggi (il 68 per cento in meno).

Oltre a un calo delle risorse statali, si aggiunge che il 7%, ossia 55.489 alloggi gestiti dall’Istituto autonomo per le case popolari (Ex Iacp) sono sfitti e di questi uno su cinque non è assegnabile perché inadeguato.

Sono alcuni dei numeri emersi dall’analisi presentata da Federcasa, in occasione di un convegno promosso insieme a Federcostruzioni, durante la prima edizione di SAIE Bari, la fiera biennale delle tecnologie per l’edilizia e l’ambiente costruito 4.0, a cui ha partecipato anche Antonio Decaro, presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e sindaco del Comune di Bari.

Molti gli spunti affrontati dai relatori: dalla ridefinizione delle politiche di edilizia residenziale pubblica in Italia alla necessità di avviare interventi di riqualificazione e di recupero del patrimonio immobiliare passando per l’adozione di strategie in linea con il trend demografico e i fabbisogni abitativi dei prossimi anni e i cambiamenti generazionali in atto.

Per Antonio Decaro è necessario non parlare più di politiche della casa ma di politiche dell’abitare.
“Un tempo si facevano questi piani ma riguardavano il tema della casa, non dell’abitare, per cui oggi ci troviamo con periferie staccate dalla città, che hanno portato a enormi problemi sociali – ha dichiarato il presidente di Anci Antonio Decaro – oggi dobbiamo intervenire con lavori di rigenerazione, di ricucitura, che non è solo urbanistica ma anche di carattere sociale”.

Per Decaro inoltre si devono creare delle norme che facilitino le relazioni tra pubblico e privato.
“Attraverso questa collaborazione sarà possibile facilitare il riuso di edifici abbandonati che oggi causano distacco e isolamento” e ha ricordato come grazie al piano casa nazionale oggi si possano anche abbattere.

Questo ovviamente richiede il bisogno di fare sistema. “Per quanto riguarda i rapporti con i costruttori edili ho la sensazione di avere a che fare con persone che hanno a cuore il futuro della città e non la speculazione”, ha concluso Decaro.

Federica Brancaccio, Presidente di Federcostruzioni, ha lanciato la proposta di creare un tavolo di lavoro per la predisposizione di un piano per l’abitare da presentare al governo, che identifichi un nuovo modello di collaborazione pubblico-privato che ottimizzi l’uso delle risorse e strumenti esistenti, che tenga conto delle nuove dinamiche sociali, che punti a migliorare la sicurezza del patrimonio immobiliare e riduca i consumi energetici. E “all’interno di questo piano è fondamentale il ruolo dell’edilizia residenziale pubblica”.

Sul tema dell’energia, è intervenuto Flavio Monosilio, a capo della Direzione Affari economici e Centro Studi dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), che ha ricordato che è dall’edilizia che deve arrivare il contributo maggiore per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale per l’energia e il clima: entro il 2030 bisognerà raggiungere in termini di riduzione dei consumi il 43% dell’energia primaria e il 39,7% dell’energia finale.

“In Italia servono più case popolari e una nuova idea di edilizia residenziale pubblica – ha affermato Luca Talluri, presidente di Federcasa – al tempo stesso occorre investire risorse importanti sul piano periferie, per consentire una riqualificazione vera delle aree ad alta densità abitativa, in termine di vita di quartiere e di qualità dell’abitare, elementi che contraddistinguono la nostra quotidianità”. (Italpress)

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