Un team di ricercatori a bordo della spedizione internazionale di Greenpeace in Antartide ha documentato sul fondale marino «un’incredibile abbondanza di vita, inclusi coralli e altre specie vulnerabili» in quella che è considerata l’immersione scientifica sottomarina più meridionale della storia, a 65 gradi sud. Sulla base di questa documentazione, gli scienziati chiederanno alla Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell’Antartico (CCAMLR) che l’area riceva una protezione speciale. La spedizione è riuscita a esplorare il remoto Mare di Weddell quando il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la minima estensione mai registrata. «Il fondale che abbiamo esplorato sarebbe normalmente avvolto nell’oscurità perché coperto di ghiaccio per diverse miglia in qualsiasi direzione, ma ora si trova al minimo storico.
Dal record precedente, nel 2017, è scomparsa un’area di mare ghiacciato grande quanto la Svizzera. Abbiamo urgente bisogno di santuari oceanici nelle acque antartiche per proteggere questo ecosistema vitale dagli effetti della crisi climatica e dargli l’opportunità di riprendersi», afferma John Hocevar, pilota del sottomarino di Greenpeace. L’ultimo rapporto dell’IPCC, il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, chiede che il 30-50 per cento degli oceani del mondo sia protetto. Il rapporto afferma inoltre che il riscaldamento globale ha già causato danni e perdite irreversibili agli ecosistemi marini. L’entità e la vastità degli impatti della crisi climatica è maggiore di quanto stimato nei precedenti rapporti dell’IPCC.
La prima proposta di includere il Mare di Weddell in una vasta area marina protetta, o “santuario oceanico”, risale a quasi dieci anni fa. In passato Greenpeace ha criticato il CCAMLR per aver consentito lo sfruttamento delle acque antartiche: appena il 5 per cento è infatti tutelato, nonostante l’impegno della stessa Commissione di creare una rete di aree marine protette entro il 2012. «Con la nostra spedizione rinnoviamo la richiesta di proteggere almeno il 30 per cento degli oceani entro il 2030. Questa settimana i governi si riuniranno alle Nazioni Unite per concordare un Trattato mondiale sugli oceani, uno strumento essenziale per creare una rete di santuari oceanici, liberi da attività umane dannose, nelle acque internazionali. Non perdiamo questa occasione per proteggere uno degli ultimi ecosistemi non ancora sovrasfruttati del pianeta», dichiara Giorgia Monti, Campagna Mare di Greenpeace Italia.