La ripresa rischia di spegnersi, a partire proprio dai consumi. È la valutazione pessimista dell’Ufficio Studi di Confcommercio che evidenzia come a gennaio 2022 le vendite al dettaglio hanno sofferto di una riduzione congiunturale.
Calo anche dell’online
C’è una sorpresa negativa che rende l’idea delle difficoltà “non devono ingannare le variazioni registrate su base annua“, puntualizza la Confcommercio, “da alcuni segmenti di consumo non alimentare frutto del confronto con un mese in cui nel 2021 erano ancora molte le attività, ed i territori, sottoposti a forti restrizioni”. “Le maggiori opportunità”, rivela la Confcommercio, “che si hanno oggi rispetto a un anno fa di realizzare gli acquisti nei luoghi fisici si leggono anche nei segnali di rallentamento rilevati per il commercio on line, dopo le forti crescite degli ultimi due anni, peraltro concentrate proprio nell’ambito dei beni”.
Livelli spesa pre 2019
Le riduzioni congiunturali e il rallentamento nei tassi tendenziali, che si osservano, secondo la Confcommercio, in un contesto in cui i livelli di spesa non hanno affatto recuperato i valori del 2019, rischiano di proseguire e di peggiorare nei prossimi mesi. “Le consistenti pressioni sui prezzi”, osserva l’Ufficio Studi di Confcommercio, “a partire dai costi dell’energia, sono destinate a depotenziare l’ipotesi di trasformare buona parte della ricchezza liquida accumulata durante la pandemia in consumi reali, vero propellente per la crescita prevista per il 2022”.
Pil calcolo al ribasso
Considerando anche le recenti tensioni internazionali, che non giovano certo al rilancio della propensione al consumo, per la Confederazione, “si avvia il processo di revisione al ribasso delle valutazioni sul PIL dell’anno in corso. L’incertezza”, conclude l’Ufficio Studi, “non è sul verso delle revisioni quanto piuttosto sull’entità del ribasso. Nelle condizioni attuali appare ottimistico anche un target al 3,9-4%”.