La Guardia di Finanza di Falconara Marittima (Ancona), ha eseguito decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Ancona, con il quale è stato disposto l’oscuramento di 17 canali presenti sull’applicazione di messaggistica istantanea “Telegram“, dove venivano poste in vendita ingenti quantità di banconote contraffatte.
Il provvedimento è stato adottato all’esito di una complessa indagine condotta dalle Fiamme Gialle falconaresi e coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona, a seguito di un monitoraggio dei canali presenti sull’applicazione di messaggistica, che ha permesso di individuare diciassette diversi canali con oltre 430.000 iscritti complessivi, nei quali venivano pubblicati numerosi annunci di vendita di banconote false in euro, sterline e dollari americani, corredati da relative foto di dettaglio.
Nelle varie inserzioni individuate, veniva garantita la qualità delle banconote proposte che, come pubblicizzato, erano prodotte in carta di puro cotone, con filigrana, ologrammi metallici e striscia di sicurezza, così da aggirare potenzialmente i vari test rilevatori di banconote false, come quelli a luce ultravioletta (UV) o le apposite penne anticontraffazione. I prezzi di vendita erano commisurati all’ammontare complessivo di banconote ordinate, con un listino che partiva da un pacchetto di 1.000 euro di banconote contraffatte al costo di 100, fino ad arrivare a lotti di 35.000 euro al prezzo di 2.000.
Il sistema criminale operava, quindi, sfruttando sistematicamente le potenzialità del servizio di messaggistica, trasmettendo direttamente le informazioni e le proposte di vendita ad un’ampia platea di utenti.
I potenziali acquirenti potevano, così, visionare il prodotto attraverso i diversi video e foto pubblicati sui canali in questione, apprezzandone le caratteristiche qualitative, a loro volta garantite da livelli di fedeltà all’originale, con la definizione di diversi codici di classe.
Al fine di garantire l’anonimato sia del venditore che dell’acquirente, le banconote erano acquistabili esclusivamente con pagamenti in criptovalute, e nelle stesse inserzioni, per agevolare eventuali utenti meno esperti, venivano fornite anche dettagliate informazioni circa le modalità di acquisizione di quest’ultime.
Tali condotte avrebbero favorito una immissione incontrollata di ingenti flussi di denaro contante contraffatto, a danno delle attività economiche e delle persone fisiche che, inconsapevolmente, avrebbero ricevuto denaro falso.