mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Intelligence, attenzione puntata su Foreign fighters

In Italia “l’attenzione dell’intelligence continua a focalizzarsi sul rischio rappresentato dai foreign fighters intenzionati a rientrare nel nostro territorio nazionale, sia pure in stato di arresto o sotto falso nome, sfruttando anche circuiti criminali dediti all’immigrazione irregolare”. È quanto emerge dalla relazione annuale curata dal Comparto intelligence, in merito alla politica dell’informazione per la sicurezza.

Il documento presenta le questioni affrontate nel 2021, come tutela del Sistema Paese, scenari geopolitici, terrorismo internazionale, immigrazione irregolare, eversione ed estremismi, ingerenza criminale e sicurezza ambientale. Sul terrorismo, oltre al rischio del rientro dei foreign fighters, la relazione evidenzia che “un fattore di vulnerabilità sul territorio continua a essere rappresentato dal fenomeno della radicalizzazione inframuraria che interessa quei detenuti comuni – si legge nel documento – che manifestano il loro sostegno all’estremismo islamista, in particolare allo Stato Islamico”. Prosegue, quindi, l’impegno dell’intelligence “nel fronteggiare la sfida posta dalla radicalizzazione sul web, che si conferma il principale luogo di proselitismo attraverso la condivisione di manualistica e materiale di propaganda”.

A livello globale e regionale “sia al Qaeda che Daesh hanno proseguito nella riorganizzazione dei rispettivi assetti” e ora ci sarebbe “il rischio che il modello Afghanistan possa innescare effetti emulativi su gruppi presenti in altri Paesi”. In tale contesto, dal “monitoraggio della galassia mediatica jihadista”, secondo la relazione, emergerebbe come “il nostro Paese continui a permanere all’attenzione, anche con la riproposizione in chiave minatoria – soprattutto a opera di media house e forum d’area pro Daesh – di simboli nazionali, come la bandiera italiana e il Colosseo, nonché di immagini di luoghi o personaggi simbolo della cristianità, quali Piazza S. Pietro e il Pontefice”.
Il monitoraggio dell’intelligence si è concentrato anche sui flussi dell’immigrazione in direzione dell’Italia. “Il focus informativo – si legge nel documento – ha continuato a riguardare l’attivismo di formazioni criminali, evidenziando l’esistenza di sinergie operative tra network libici, formazioni tunisine ed espressioni criminali dei Paesi di provenienza dei migranti”.

Nel Paese, poi, c’è l’azione volta a contrastare l’ingerenza criminale da parte di organizzazioni nazionali, “orientata in direzione del rischio che i sodalizi possano cogliere opportunità di business legate sia agli effetti della crisi sanitaria che alle prospettive di ripresa post-pandemica (grazie ai cospicui flussi finanziari legati al PNRR)”.
Sul piano degli scenari geopolitici, “oggetto di costante monitoraggio intelligence” è stato il continente africano. Nel Mediterraneo, particolare attenzione informativa è stata rivolta alla Libia “nell’ottica di contribuire alla stabilizzazione, nella cornice dell’impegno onusiano – è spiegato nella relazione -, di una realtà critica per gli interessi nazionali: migratori, di presidio degli assetti italiani impegnati nelle missioni in area, a tutela delle infrastrutture energetiche nazionali”.

Al centro dell’azione intelligence pure gli sviluppi in Afghanistan ma anche le “dinamiche di competizione nel bacino del Mediterraneo Orientale”, area di “interesse strategico anche per la presenza di ingenti risorse energetiche”. “Tali opportunità – si legge nel documento -, unite a interessi commerciali e proiezioni strategiche, hanno attirato l’attenzione non solo dei Paesi rivieraschi, ma anche di attori internazionali quali la Federazione Russa e la Cina”.

In tale contesto, quindi, particolare attenzione è riservata anche al ruolo internazionale della Russia e alle sue dinamiche interne.
“È nello spazio post-sovietico – è spiegato – che si è intensificata la volontà russa di riaffermare la propria primazia, considerando le Repubbliche ex sovietiche come il perimetro minimo di sicurezza che garantisce profondità strategica all’azione esterna di Mosca e alla sua volontà di essere riconosciuta fra le grandi potenze mondiali. È nel segno di tale postura che si è chiuso il 2021, alla vigilia dell’acutizzarsi della crisi russo-ucraina”.

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