Almeno su un punto non litigheranno più: a fine marzo finisce lo stato d’emergenza. Magra consolazione per Draghi che invece dovrà tenere a bada la maggioranza litigiosa su due temi delicati. Le sanzioni europee fanno storcere il naso a Salvini; le nuove misure sull’energia non daranno vita facile a Conte.
Draghi dovrà far capire a Lega e 5 Stelle che non ci sono margini per mettere bandierine mentre incombono scelte su cui bisognerà essere compatti.
Mentre rimane congelato l’invito a Mosca di Putin a Draghi, l’Italia non può mettersi di traverso alle ritorsioni contro il Cremlino. E per arginare la crisi dovuta alla nostra dipendenza dalla Russia occorrerà mettere fine ad una politica energetica demenziale.
Le sanzioni incideranno anche sul nostro export verso il mercato russo. È presto per dire se, stavolta, saranno più oculate rispetto a quelle adottate dopo l’annessione della Crimea. Molto più preoccupanti saranno le contromosse di Putin che potrebbe varare pesanti ritorsioni. La peggiore per noi sarebbe un taglio netto nella fornitura di gas. Ne importiamo dalla Russia il 45% e i prezzi sono già alle stelle. Colpa anche di una sconclusionata politica energetica che il nostro Paese ha adottato negli ultimi decenni. Chiuso definitivamente il nucleare, mentre siamo circondati di centrali atomiche da tutte le parti, abbiamo puntato sulle rinnovabili. Scelta giusta in prospettiva ma che da sola non poteva colmare l’enorme deficit energetico. Abbiamo ostacolato la ricerca e la produzione di gas italiano, abbiamo bloccato impianti di rigassificazione tra cui quello di Brindisi della British gas che si sarebbe integrato con la rete di metanodotti della Snam. Abbiamo a fatica il via libera al Tap che oggi ci salva parzialmente dalla crisi di approvvigionamento, siamo diventati dipendenti dalla Russia. Un capolavoro. Ora, costretti dall’emergenza si deve cambiare di corsa. Pena la strozzatura della ripresa, un boom dell’inflazione e il disastro economico. Nel rispetto dell’ambiente occorre con realismo aumentare la produzione nazionale di gas: siamo passati da 17 mld di mc del 2000 a 3 mld. Il M5s che su questi temi ha sempre avuto posizioni “ideologiche” è chiamato a dar prova di equilibrio.
Fonte foto: governo.it