Le ritorsioni dopo l’annessione della Crimea sono state inutili. 8 anni dopo Putin l’ha rifatto. Le prossime non devono fare la stessa fine. Le parole di Biden lasciano sperare che stavolta si agirà in maniera più efficace e intelligente. In un mondo interconnesso le sanzioni colpiscono anche chi le adotta. Soprattutto se costui dipende dal sanzionato in un settore strategico come l’energia. Siamo dunque sotto schiaffo di Putin? Si , inutile nascondercelo. Se le sanzioni provocheranno un aumento dei prezzi esse diventeranno impopolari nei nostri Paesi che -a differenza di quello di Putin- sono democratici e nei quali l’opinione pubblica non viene messa in galera.
Le ritorsioni non devono colpire l’interscambio delle merci con Mosca ma il settore finanziario russo. Se non possiamo fare a meno del gas e dell’acciaio possiamo evitare di comprare titoli del debito pubblico russo e azioni delle loro aziende; possiamo mettere paletti alle attività estere delle loro banche. Ma, soprattutto, occorre far capire agli oligarchi sodali di Putin che possono godersi le ingenti ricchezze investite nei nostri Paesi solo se la Russia non costituisce una minaccia per la pace. Tocca a loro far pressione sul Cremlino affinché Putin torni a ragionare, abbandoni mire imperialistiche vecchia maniera e pensi al benessere del popolo russo e a convivere pacificamente con noi. Le parole del presidente americano Biden lasciano ben sperare che stavolta si farà.
Anche questo non basterà. Perchè l’Europa deve rapidamente e progressivamente affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia sia nel settore dell’energia che delle materie prime. Avrebbe dovuto farlo da tempo, almeno dal 2014 in poi.
Ma sarà necessario riprendere l’iniziativa e non giocare di rimessa. Occorrerà contrastare con più efficacia le intrusioni della Russia nella vita democratica e nei sistemi informatici dei nostri Paesi e bisognerà tornare a sostenere chi si batte per la democrazia nella Russia e un tutti i Paesi ex sovietici.
Infine servirà ripensare, insieme Usa ed Europa, la strategia globale per contrastare l’espansionismo dei regimi autoritari. È ora di reagire dopo decenni di torpore e di sottovalutazione degli avversari.