Le scelte finanziarie spesso si reggono sulle scelte e i percorsi degli uomini che le perseguono e le indirizzano. E per comprendere l’interesse dei qatarini al calcio europeo e a tutto il business che lo circonda bisogna conoscere il presidente del PSG Nasser al-Khefaifi.
È un personaggio molto conosciuto in patria per il suo passato di sportivo e per l’amicizia che ha maturato con l’emiro Tamim al-Thani. Terminata la sua carriera di tennista professionista ha assommato incarichi e presidenze: nella Federazione tennistica del Qatar, in gruppi Media e, soprattutto, nel fondo sovrano QIA. E, attraverso il fondo, è diventato uno dei più importanti investitori in imprese e aziende europee. Un’attività condotta speso sotto i riflettori del jet-set internazionale utilizzando tutti gli strumenti più adatti a definire un’immagine vincente. E così anche il suo yacht può tornare utile a fare affari.
Lungo 124 metri e dal valore di 300 milioni di dollari il “Katara” solca il Mediterraneo con la stessa tracotanza con cui Aristotele Onassis esibiva il suo “Cristina” davanti al porto di Montecarlo. Un vero e proprio palazzo sul mare, illuminato a giorno quando scende il sole, un gioiello fatto apposta per dominare i rotocalchi estivi e impressionare ogni ospite fortunato. Ma forse l’ospite che ha fatto parlare di sé più a lungo è stato il brasiliano Neymar, la stella del Brasile e del Barca, entrato nel mirino degli emiri nell’estate del 2017 dopo l’umiliazione subita in Champions dal PSG per opera del Barcellona .
Il suo trasferimento a Parigi diventa in quel momento l’affare calcistico più importante di tutti i tempi, la vera consacrazione mondiale della potenza finanziaria del club francese in mano ai qatarini. Alla fine si stima che l’intera operazione sia costata 562 milioni di euro, fruttando a Neymar uno stipendio di quasi 40 milioni di euro all’anno , escluse sponsorizzazioni e altro. Il “colpo del secolo” scriverà Le Monde.
Ma non si tratta solo di un’operazione calcistica “monstre”; è una vera e propria operazione “di forza”, uno smacco inflitto al Barcellona, reo di aver fermato il PSG e, indirettamente , punito per quell’affronto. È un’esibizione finanziaria colossale che porta l’emirato direttamente nella vetrina del mondo . Quando il calciatore atterra a Parigi viene accolto quasi come un capo di stato.
La Tour Eiffel è illuminata con i colori del club. Code chilometriche si formano sugli Champs-Elisées, fuori lo store della squadra dove la maglia del giocatore passa di mano in mano. Lì, a pochi metri dall’ambasciata del Qatar su Place de l’Etoile dove la bandiera dell’emirato sventola in una giornata di tripudio collettivo. Perché a comprare il giocatore brasiliano non è stato un club calcistico ma una nazione che ha fatto di quell’acquisto un’esibizione di forza politica e finanziaria , accreditandosi come una vero Paese sportivo ma soprattutto uno stato potente.