L’Italia non è unificabile intorno a maggioranze fittizie, a maggioranze che hanno l’obiettivo di vincere le elezioni ma che poi non possono governare lasciando a marcire i problemi reali che attanagliano la vita reale delle imprese, delle famiglie, delle comunità locali, insomma la struttura portante della nazione, la qualità reale della nostra vita, la capacità di sprigionare le grandi energie del nostro meraviglioso Paese.
Scenario del tutto autonomo, e non comparabile, è la governabilità delle città, distante per struttura dei rapporti di potere dai destini e dalle dialettiche nazionali.
Alcuni nodi irrisolti da trent’anni a questa parte? Soltanto i titoli e decidiamo se è vero, ma purtroppo è sicuramente vero, che sciogliendo questi nodi cambia profondamente la nostra vita comunitaria, non dimenticando che la situazione italiana è così decisiva per le ambizioni della nostra Europa:
- una riforma profonda del fisco che consenta di riportare ad una situazione fisiologica la grande malattia dell’evasione fiscale, con i suoi effetti decisivi sul rientro e sul controllo del debito pubblico, dunque sulla crescita civile ed economica;
- una politica che consegni all’Italia in tempi ragionevoli una forte autonomia energetica, se è vero, come è vero, che il tema è decisivo e strategico per lo sviluppo e per la qualità della vita degli italiani;
- una riforma profonda della giustizia che consenta di uscire dall’oziosa polemica fra garantisti e giustizialisti, la verità è che in Italia i processi durano quanto basta per: danneggiare la certezza del diritto;
corrodere la legittima pretesa ad ottenere giustizia; limitare la libertà del cittadino; far crescere a dismisura i costi della giustizia e del sistema carcerario; avvilire il Paese nella sua forza competitiva, perché un Paese con pessima giustizia è un Paese che non dà garanzie all’investitore.
Molti altri temi sono decisivi per la governabilità ma questi tre sono e rappresentano l’anomalia italiana. Per governare l’Italia occorre una nuova classe dirigente responsabile e moderata che sappia prendere nelle sue mani il futuro, in particolare quello delle giovani generazioni, alle quali abbiamo il dovere d consegnare una casa pulita ed efficiente nella quale sognare e costruire il proprio futuro.
Ascolto ancora le sirene di Silvio Berlusconi e di Romano Prodi, incredibili. Ma vogliamo prendere atto della loro sconfitta storica e del fatto che l’Italia in questi ultimi 30 anni è pericolosamente peggiorata?
Il primo, Silvio Berlusconi, rilancia l’unità del centrodestra purché sia, quali le conseguenze? Consegnare il Paese al sovranismo e al populismo però, credo sia il retro pensiero, con un centrodestra vincente. Quale la logica? Una mera operazione di potere? Di gruppi di imprese e di gruppi dirigenti del mondo della politica e della finanza?
Il secondo, Romano Prodi, rilancia la legge elettorale del “Sindaco d’Italia”, maggioritario a doppio turno, e poi? Davvero non c’è memoria delle sorti dei governi di centrosinistra? Quale la logica? Mi pare capovolta ma identica a quella dell’avversario politico, non c’è il sovranismo ma dosi tossiche di populismo e improvvisazione.
In entrambe le logiche manca il senso della storia e il senso di responsabilità di una classe dirigente davanti al proprio Paese.