Il tumore del pancreas è un’area ancora piuttosto povera di possibilità terapeutiche e questo, insieme alle sue caratteristiche di aggressività, ne fa una neoplasia a elevata mortalità (la sopravvivenza a 5 anni è al momento inferiore al 10% e rappresenta la terza causa di morte per cancro). Ma la ricerca non si ferma; medici e ricercatori stanno vagliando nuove possibilità terapeutiche, come quelle dello studio Nab-PIPAC.
“È il primo studio di fase 2 – spiega il co-Principal Investigator dello studio dottor Andrea Di Giorgio, UOS Trattamenti integrati della carcinosi peritoneale avanzata, Chirurgia del Peritoneo e Retroperitoneo, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – che prevede l’utilizzo della PIPAC (Chemioterapia Intraperitoneale Aerosol Pressurizzata) in associazione alla chemioterapia sistemica per il trattamento della carcinosi peritoneale di origine pancreatica”. “La vera innovazione – aggiunge – è rappresentata dall’utilizzo intraperitoneale, mediante la PIPAC, del Nab-paclitaxel, il farmaco disponibile sul mercato forse più attivo sul tumore pancreatico. Fino a oggi infatti, i farmaci utilizzati per la PIPAC nella carcinosi pancreatica sono stati il cisplatino e la doxorubicina. Lo studio, in aperto, arruolerà in totale 38 pazienti, e sarà condotto presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. L’inizio dell’arruolamento è previsto per fine febbraio-inizio marzo”.
“L’invito che facciamo ai pazienti con metastasi peritoneali da tumore del pancreas – prosegue Di Giorgio – è dunque di parlare di questo studio con il proprio medico, l’oncologo curante, e di prendere contatti con noi (andrea.digiorgio@policlinicogemelli.it) se interessati a partecipare. Il trial Nab-PIPAC è riservato ai pazienti con tumore del pancreas con carcinosi peritoneale sincrona (cioè già presente al momento della diagnosi di tumore del pancreas) o metacrona (cioè con carcinosi comparsa dopo essere stati sottoposti ad intervento chirurgico per il tumore primitivo pancreatico). Sono invece esclusi dallo studio pazienti che hanno una malattia metastatica a distanza, extra-addominale”.
“Nab-PIPAC è uno studio innovativo – sottolinea il professor Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center di Fondazione Policlinico Gemelli e co-Principal Investigator dello studio – che dovrebbe fornire elementi solidi per capire quanto questo approccio tecnologicamente innovativo possa contribuire a migliorare l’attività dei farmaci chemioterapici attualmente impiegati per curare i tumori del pancreas. A tale riguardo, infatti, lo studio valuterà la farmacocinetica del Nab-paclitaxel somministrato per via intraperitoneale; verrà studiato cioè, quanto farmaco penetra nei noduli peritoneali e la quota di questo che invece dal peritoneo viene riassorbito e raggiunge il sangue.
A questo scopo verranno prelevati campioni biologici di urine, sangue e tessuti, in varie fasi dello studio”.
“Il Nab-PIPAC Trial – commenta il professor Sergio Alfieri, Direttore del Centro Pancreas della Fondazione Policlinico Gemelli – amplia le opportunità di trattamento che il Comprehensive Cancer Center, offre ai pazienti con neoplasia pancreatica (ogni anno vengono eseguite al Gemelli circa 150 resezioni pancreatiche), rivolgendosi a quei malati che proprio per la presenza di carcinosi non sono considerati operabili”. “Il Gemelli – conclude il professor Fabio Pacelli, Direttore della UOC di Chirurgia del Peritoneo e del Retroperitoneo, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – è centro leader in Italia per il trattamento della carcinosi peritoneale gastrointestinale. Offriamo a questi pazienti una possibilità di trattamento sia mediante interventi chirurgici con intento di cura (oltre 50 citoriduzioni chirurgiche con HIPEC/per anno), sia appunto con la PIPAC, eseguita sempre più spesso presso la nostra struttura (circa 70 l’anno)”.
La PIPAC è una tecnica di trattamento introdotta di recente (da circa 5 anni) che consiste nella somministrazione di un chemioterapico in cavità addominale sotto forma di aerosol. È una tecnica mininvasiva che viene effettuata durante una laparoscopia diagnostica. La procedura si esegue in anestesia generale, dura circa un’ora e mezza e prevede una breve ospedalizzazione. È una metodica con un basso rischio di complicanze chirurgiche e di tossicità sistemica legata al farmaco che viene somministrato in peritoneo. Queste caratteristiche rendono la PIPAC associabile alla chemioterapia sistemica e consentono al paziente di continuare il suo programma di cure.
Endpoint principale dello studio Nab-PIPAC, è il tasso di controllo della malattia (cioè la risposta della carcinosi peritoneale, dal punto di vista clinico e radiologico) e l’impatto sulla sopravvivenza, senza dimenticare gli aspetti di sicurezza.
Nel corso di ogni seduta laparoscopica per la somministrazione della PIPAC verranno prelevati frammenti di tessuto tumorale per valutare la risposta tumorale isto-patologica al trattamento chemioterapico eseguito. Saranno cioè valutati la riduzione del numero di cellule neoplastiche, l’aumento della fibrosi e della necrosi cellulare, secondo lo score PRGS. Durante ogni PIPAC verranno inoltre prelevati campioni tissutali per lo studio della biologia molecolare di questo tumore. In particolare, saranno ricercate le mutazioni geniche presenti nelle metastasi peritoneali (e confrontate con quelle presenti nel tumore pancreatico primitivo) e le mutazioni molecolari di nuova insorgenza che compaiono durante il trattamento chemioterapico sistemico-intraperitoneale. Questo studio potrà contribuire a conoscere l’evoluzione della malattia, anche dal punto di vista genetico-molecolare.
Infine verrà valutato lo stato nutrizionale mediante degli indici nutrizionali e la qualità di vita di ogni paziente, al momento dell’arruolamento nello studio e durante il periodo di trattamento.
Il protocollo di studio, prevede l’effettuazione di 3 PIPAC nell’arco di 6-7 mesi, intervallate da sedute di chemioterapia sistemica (con gemcitabina e Nab-paclitaxel). Nab-PIPAC avrà una durata complessiva di 36 mesi.