domenica, 15 Dicembre, 2024
Esteri

Al Qatar piace il “bello” italiano

Reportage sugli investimenti esteri dell'Emirato

È dagli anni Ottanta che tra i paesi del Golfo si è fatta strada la consapevolezza che relazioni e influenze possono avere una forte spinta lavorando sull’immagine che il mondo occidentale matura sui piccoli emirati. Giornali e pubblica opinione hanno cominciato, poco alla volta, a conoscere il Qatar attraverso i massicci investimenti che venivano fatti nelle più importanti capitali europee. Prima a Londra, quando son stati acquisiti i grandi magazzini Harrods, iconica locazione nell’immaginario del lusso britannico e internazionale. Poi con investimenti immobiliari nei grattacieli più strabilianti della City, a Canary Wharf, e in tutte le più importanti operazioni edilizie della capitale britannica. Acquisizioni che portano sempre la firma della Qatar Investment Authority (QIA) che ha in “pancia”, secondo le stime degli analisti, un patrimonio di 335 miliardi di dollari.

Anche l’Italia, seppur in misura minore, è entrata nell’orbita degli interessi qatarini, partendo da alcune eccellenze che il mondo arabo riconosce al Belpaese.

Innanzitutto il settore della moda. Al termine di alcuni passaggi faticosi e controversi con un importante gruppo italiano, nel 2012 la holding della famiglia dell’emiro al-Thani ha acquisito il gruppo Valentino per una cifra pari a 700 milioni di euro. Altre griffes importanti sono state messe sotto i riflettori del fondo sovrano del Qatar. Ma è nell’immobiliare e nel settore alberghiero che sono state portate a termine alcune operazioni “d’immagine”.

Se lo skyline di Milano è cambiato radicalmente, negli ultimi anni, lo si deve anche al corposo investimento fatto dalla finanza del Qatar nel nuovo quartiere di Porta Nuova. Qui sono continuati gli acquisti che avevano già visto lo shopping in hotel come il “Gallia” per diventare una vera e propria firma sul rinnovamento urbanistico meneghino. Una partecipazione nella nuova realizzazione edilizia iniziata con un 40% dell’investimento per salire, nel 2015, al 100% dell’intero complesso urbanistico e residenziale.

Vivere nella Milano più innovativa e internazionale è dunque vivere, indirettamente, in una proprietà del Qatar. (1-continua)

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