Tra gli sforzi degli Stati Uniti per dissuadere Putin dall’invadere l’Ucraina un grande ruolo ha l’organizzazione di ulteriori approvvigionamenti di gas all’Europa se, come probabile, la Russia, primo fornitore di gas all’Unione europea, si vendicasse contro le sanzioni riducendo o interrompendo le forniture.
Washington è in contatto con vari leader per garantire “la stabilità delle forniture energetiche globali”. Ma cosa potrebbero fare i Paesi esportatori di gas?
Fornitori in difficoltà
La Libia, a causa dell’instabilità politica, stenta a garantire ai suoi clienti i quantitativi necessari e non ha capacità di esportazione aggiuntive.
L’Egitto ha raggiunto il limite massimo di volume di esportazione di GNL.
Gli Stati Uniti stanno già inviando carichi record di gas in Europa.
Il Qatar potrebbe reindirizzare alcune forniture, ma solo se i suoi clienti a lungo termine in Asia fossero disposti ad accettare riduzioni temporanee delle consegne.
Il ruolo dell’Algeria
La Norvegia potrebbe fornire la spinta maggiore per l’Europa seguita dall’Algeria che, con l’8%, oggi è il terzo fornitore di gas dell’UE, dopo Norvegia e Russia.
Algeri utilizza gasdotti attraverso il Mar Mediterraneo, dispone di un terminale di gas naturale liquefatto (GNL) per il trasporto via nave. La compagnia statale Sonatrach ha una capacità di produzione e di trasporto di riserva che potrebbe utilizzare per aumentare le esportazioni. Esse potrebbero passare attraverso una recente espansione dell’oleodotto Medgaz in Spagna. A ottobre, l’Algeria ha risolto un contratto in base al quale spediva gas in Spagna tramite un gasdotto che attraversa il Marocco. Quella linea dovrebbe quasi certamente essere riaperta se l’Algeria dovesse contribuire in modo significativo ad alleviare il taglio delle forniture di gas russo all’Europa. In ogni caso da sola l’Algeria non potrebbe compensare un blocco totale consegne russe.
Problemi interni del governo di Algeri
Ma ci sono dei problemi che potrebbero ostacolare l’aumento delle esportazioni algerine. Da due anni presidente, Abdelmadjid Tebboune ha continuato la politica repressiva del suo predecessore Bouteflika. Sostenuto da leader militari, deve fronteggiare proteste che hanno colpito direttamente le esportazioni di gas e i nuovi progetti energetici. Per evitare ulteriori disordini il governo sovvenziona quasi tutto, dai generi alimentari di base all’alloggio, alle medicine e al carburante. Il regime potrebbe temere che contribuire ad alleviare una carenza di gas in Europa possa attirargli l’accusa di distogliere risorse dalle esigenze nazionali per venire incontro agli Stati Uniti e ad altri interessi globali.
Uno scambio diplomatico con Washington
La fornitura di gas aggiuntivo all’Europa potrebbe essere un’ottima occasione per Algeri per rinegoziare i rapporti diplomatici con Washington, che non sono stati del tutto lineari. L’Algeria si era opposta fermamente alla richiesta di Trump di riconoscere la pretesa di sovranità del Marocco sul Sahara occidentale e di unirsi a diversi Stati del Golfo (Emirati Arabi Uniti e Bahrain) nella normalizzazione delle relazioni con Israele. L’Algeria sostiene il Fronte Polisario, che vuole l’indipendenza del territorio conteso. La decisione degli Stati Uniti sul Sahara occidentale, non revocata da Biden, continua a turbare le relazioni tra i due Paesi e ha contribuito alla rottura delle relazioni diplomatiche di Algeri con il Marocco nell’agosto 202. Algeri è stata in contrasto con Washington anche sulle vicende di Libia e Siria. Si oppose all’intervento NATO che contribuì a rovesciare il regime di Muammar Gheddafi, ma recentemente ha sostenuto l’impegno delle Nazioni Unite per la riconciliazione della Libia . L’Algeria mantiene anche relazioni con il regime in Siria, nonostante gli sforzi di Washington per impedire un’ampia reintegrazione di Assad nel contesto dei Paesi arabi. Il governo di Algeri potrebbe scambiare promesse di più gas all’Europa con concessioni, da parte degli Usa, su questioni di diretto interesse strategico algerino,