Colpito al cuore. Sul tema della democrazia diretta, bandiera identitaria del Movimento. Dopo la débâcle sulla partita del Quirinale e nel bel mezzo del duello tra Conte e Di Maio. Peggio di così non poteva andare.
La prudenza di Grillo lascia intendere che il Garante forse se l’aspettava e comunque non l’ha presa sottogamba, come aveva fatto, a caldo, Conte.
Se un terzo degli iscritti viene escluso dal voto sul nuovo Statuto e sull’elezione dei vertici, il problema non è di poco conto.
Grillo non sottovaluta le conseguenze legali ma sa che c’è soprattutto una questione politica che potrebbe far crollare ciò che resta della sua creatura: è la legittimità per così dire “morale” delle nuove regole interne e del vertice guidato da Conte già pesantemente indebolito dallo scontro con Di Maio.
Il Garante ha paura che il Movimento possa deflagrare dilaniato da faide interne, oscillazioni di linea politica, incertezza di leadership.
Conte, che doveva essere la soluzione della crisi dei 5S, sembra ora essere diventato il problema.
Mentre Casaleggio e Di Battista si godono lo spettacolo , Grillo deve trovare una soluzione. Se gli iscritti torneranno a votare con le vecchie regole, l’esito potrebbe riservare sorprese: gli esclusi di allora difficilmente daranno il via libera al vertice che hanno portato in Tribunale. Sono il 30%, e chi può escludere che i nemici di Conte si coalizzino contro di lui e colgano l’occasione per affondarlo o azzopparlo in maniera pesante?
La vicenda dei 5S non è solo un dramma interno al Movimento ma è anche un problema per il Pd che aveva costruito un rapporto sempre più solido con Il M5S e con Giuseppe Conte in particolare. La nave è senza nocchiero e in piena tempesta.
Letta ha ora un motivo in più per premere per la legge elettorale proporzionale ed affrancarsi dall’abbraccio forzato con un Movimento allo sbando.