Alla fine del tragicomico spettacolo offerto in Parlamento prima dell’elezione del Presidente della Repubblica, i leader politici sono stati costretti ad affrontare nuovamente i problemi finanziari del Paese, anche se hanno preferito anteporre le questioni sanitarie della pandemia all’emergenza economica che ormai attanaglia imprese e famiglie.
In questo momento, infatti, questioni come la riforma della legge elettorale o l’efficientamento della giustizia vengono meno di fronte alla sofferenza dei milioni di cittadini alle prese con questioni – non so se più gravi, ma comunque più urgenti – come il mancato ritorno al loro posto di lavoro o i pignoramenti che stanno subendo per non poter pagare cartelle esattoriali recapitate a seguito del mancato completamento della “pace fiscale” che stava finalmente consentendo agli italiani di ottenere un sollievo nel carico tributario di ciascuno e, contemporaneamente, all’Amministrazione finanziaria di cominciare a rimpolpare – con l’incasso delle prime rate della rottamazione di cartelle esattoriali altrimenti difficilmente esigibili, per difetto di liquidità in capo ai loro destinatari – le casse pubbliche sempre più esangui, anche perché il danaro della BCE destinato all’Italia appare ogni giorno più virtuale che reale.
Discutendo di questi problemi con Kurt, Lui mi ha mostrato un libro dello psicologo canadese Laurence P. Peter, intitolato “The Peter Principle” e pubblicato nel 1969 in collaborazione con l’umorista Raymond Hull, Secondo cui In qualunque organizzazione, dalla più semplice alla più complessa, ciascuno tende a salire di grado fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza e poiché anche lo Stato-apparato può essere classificato come un’organizzazione, ho chiesto al Marziano chi fossero gli incompetenti cui si riferiva, ma prima ancora cosa diavolo avesse a che fare quel principio (da noi divulgato come Legge di Peter) con le vicende politiche ed economiche di cui si stava parlando e Lui, polemico, “è evidente- mi ha risposto – solo degli incompetenti potrebbero credere di giocare a lungo con il destino dei loro elettori, o di chi li ha chiamati a ricoprire determinate cariche”.
A quel punto Kurt mi ha mostrato la prima pagina del Quotidiano “Il Tempo”, datata sabato 5 Febbraio u.s., che titolava “Non si vede un euro del PNRR”, aggiungendo che se un titolo del genere fosse comparso sulla stampa di qualunque altro Paese occidentale, il Governo di quel Paese (salvo pronta e documentata smentita di una simile notizia) sarebbe stato immediatamente sostituito da altro Esecutivo più capace.
“Ma come farete voi Italiani – ha proseguito l’Extraterrestre – a sostituire un Governo di unità nazionale che è stato Internazionalmente riconosciuto come “il governo dei migliori”?”
Non ho saputo rispondere – lo confesso – ma chissà perché mi sono venuti in mente quei trucchi che l’industria cinematografica utilizzava, attorno agli anni ’40 e dello scorso secolo, e che erano fatti di specchi posti l’uno di fronte all’altro per moltiplicare l’ immagine di tutto quello che vi passava in mezzo: Così un uomo veniva ripreso e poi proiettato come fosse la fila di un esercito e il modellino di un manufatto edilizio poteva diventare l’ala urbanizzata della via principale di una città.
Capisco come qualunque ragionamento che richiami l’idea stessa di trucco, possa ripugnare al senso civico che deve sempre accompagnare le riflessioni di chi si occupi di politica, ma quello che stiamo vedendo in questi giorni è davvero troppo, non solo per chi qui scrive, ma perfino per un Marziano.
Spero solo che i fatti e i misfatti di casa nostra non raggiungano le zone più remote della galassia!
p.s. Mentre chiudo questa pagina delle Cronache, leggo il titolo di fondo de “la Repubblica” di domenica scorsa, che si intitola “Covid, torna la normalità”: quando potremmo leggere un’identica intitolazione a proposito della emergenza economica che ci attanaglia ancora più del virus?