Occasione da non perdere, per il Mezzogiorno sarà una svolta. È l’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio che parte dal Mezzogiorno “punto storicamente più debole del nostro sistema economico che però proprio grazie al Pnrr potrebbe recuperare un bel pezzo del terreno perso”.
Occasione storica
“Il nostro Paese si trova davanti ad una prova decisiva: portare a termine entro il 2026 gli obiettivi del Pnrr. Un’occasione da non perdere”, scrive la Confederazione, “per ricostruire dopo la pandemia un tessuto economico e sociale coniugando e incentivando le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale”.
L’importanza degli investimenti
Per capire quanto e come potrebbe impattare sull’economia italiana la realizzazione dei progetti contenuti nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, Confcommercio ha realizzato uno studio dove si sottolinea che “l’accumulazione di capitale, l’incremento demografico, se implica quello dei livelli occupazionali, e il progresso tecnologico influenzano il livello del prodotto aggregato di un’economia e la sua crescita nel tempo”. Per aggiustare le cose nel nostro Sud una strada importante è quella degli investimenti. “Nel 2019”, osserva il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “gli investimenti per occupato equivalente sono inferiori nel Sud ai livelli di 24 anni prima, mentre nel Centro-Nord sono superiori. È come se il Mezzogiorno credesse meno in se stesso, anzi come se non credesse nel proprio futuro: credere nel futuro è infatti la molla per investire. Dunque c’è un ampio divario tra aree geografiche negli investimenti per occupato a tempo pieno. Questo ha impatti sulla ricchezza prodotta nelle diverse regioni”.
Proposte Confcommercio
Per ridurre i divari territoriali, strutturali, che caratterizzano il sistema produttivo, è “importante potenziare gli investimenti nel Mezzogiorno mentre è semplicemente fondamentale potenziare il suo mercato del lavoro, rendendolo più attrattivo, più efficiente e più dinamico”. Concludendo la sua analisi, il direttore dell’Ufficio Studi illustra la parte pubblica degli investimenti. “Fino al 2007”, calcola Bella, “il ritmo medio annuo di crescita degli investimenti pubblici a prezzi costanti è molto simile nelle due macro-aree, mentre ben più significativa è la flessione che interessa le aree meridionali a partire dal 2008, -3,3% medio annuo rispetto al -2,6% del Centro-Nord”. “In realtà”, rimarca l’esponente di Confcommercio, “il dato davvero preoccupante per il Mezzogiorno è che l’inadeguatezza degli investimenti pubblici si affianca a una ben più grave dinamica degli investimenti privati, già presente nel periodo pre-recessivo, ma accentuatasi a partire dal 2008, quando il calo medio annuo ha superato il 3%, rispetto alla flessione dell’1,2% del C-N: e parliamo di medie annue di riduzione. Negli ultimi venticinque anni”, conclude Bella, “gli investimenti privati nel Sud si sono sistematicamente ridotti ad un ritmo del mezzo punto percentuale annuo, contro all’opposto un incremento medio annuo dello 0,7% al Centro-Nord”.