Non c’è alcun dubbio che tra le tante emergenze provocate dalla pandemia, non sarà solo quella sanitaria a tener banco nei prossimi anni. Sarà, quasi sicuramente, anche l’emergenza sociale che si preannuncia particolarmente insidiosa nel Mezzogiorno. Lo ha ribadito anche il Presidente Mattarella nel suo applauditissimo discorso nell’aula di Montecitorio. E allora, vediamo un po’ più nei dettagli come potrebbe manifestarsi quest’emergenza.
Il 31 gennaio scorso, in una breve nota per “Repubblica”, Chiara Saraceno, economista e sociologa tra le più autorevoli del nostro paese, ha chiarito molto bene tutte criticità che presenta l’emergenza sociale. In primis, la forte persistenza se non addirittura l’aumento delle disuguaglianze. Che in parole povere significa scarsa opportunità di crescita, salute precaria, difficoltà ad ottenere un’abitazione decente. Oltre alla povertà educativa, al mancato sviluppo e al riconoscimento delle capacità professionali. Con poche opportunità di lavoro e, soprattutto al Sud, col rischio di impoverimento di vaste aree interne, già da tempo in grande sofferenza economica, sociale e civile.
Nel Mezzogiorno, se vogliamo dire le cose come stanno, l’emergenza investe in pieno la scuola, le politiche abitative e urbanistiche, la distribuzione dei servizi sul territorio e le forme di sostegno al reddito. Aggiungiamo poi al “paniere” di criticità, questo forsennato aumento del gas, provocato dal nostro cronico fabbisogno energetico e soprattutto dalle tensioni geopolitiche legate alla crisi tra la Russia e l’Ucraina. Ecco perché la stabilità politica, garantita dal Governo Draghi e l’elezione per un altro settennato del Presidente Mattarella ci servono come il pane, se vogliamo mettere a frutto, come “Europa” comanda, tutte le risorse che ci sono state assegnate. Ricordiamo cosa è successo nel 2020.
La pandemia ha provocato non solo lutti e privazioni , quanto soprattutto scenari da catastrofe sociale. Un crollo del Pil di quasi il 13%. Di fatto un blocco della nostra economia. Interi settori come la ristorazione, il turismo, il cinema e la cultura, letteralmente in ginocchio. Se non avessimo avuto un Governo forte e autorevole e se non avessimo potuto fare affidamento sull’equilibrio e sulla fermezza del Presidente Mattarella nel risolvere la crisi di sistema, forse oggi saremmo qui a raccontare tutta un’altra storia. Ecco perché la stabilità e soprattutto l’affidabilità delle nostre istituzioni in Europa e nel Mondo, con la pandemia non ancora debellate, rappresentano il miglior biglietto da visita da presentare ai nostri partner europei, ai mercati a agli investitori internazionali. In tutto questo scenario il primo a trarne beneficio sarà proprio il Mezzogiorno.
Infatti per il Sud si sta delineando uno scenario già sperimentato nel secondo dopoguerra con la Cassa del Mezzogiorno. Una cabina di regia saldamente ancorata a Palazzo Chigi, per selezionare, approvare e monitorare tutti gli interventi previsti nel Pnrr. Le procedure ordinarie non bastano più. In molti casi si sono rivelate addirittura controproducenti. La semplificazione amministrativa e il cronoprogramma per l’attuazione degli interventi sono i due fattori cruciali che potrebbero segnare una rivoluzione nella burocrazia meridionale. Ecco perché la stabilità politica garantita dai due Presidenti è la migliore assicurazione per tutti. E lo è ancora di più per il Mezzogiorno dove sono sempre più urgenti la regia, il coordinamento e soprattutto l’autorità dello Stato.