Lo spartiacque nella riforma delle pensioni tra ciò che si potrà fare e ciò che dovrà essere cambiato, sarà il Documento economico e finanziario che il Governo renderà noto ad aprile. Lo stato dell’arte delle finanze pubbliche dirà se i sindacati potranno vedere accolte le loro richieste oppure la riforma andrà avanti per gradi. Prima i giovani e le donne, poi si discuterà di flessibilità in uscita e di assegni più pesanti.
Si riaccende il confronto
Ieri nuovo round al ministero del Lavoro con al centro proprio la definizione delle nuove proposte che i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno messo a punto per i giovani e le donne. Nel merito le nuove e possibili misure previdenziali daranno alle prossime generazioni di pensionati coperture più ampie: versamenti contributivi figurativi (pubblico-privato) per coprire le tipologie di lavoro e in particolare i contratti discontinui. Così come la copertura scatterà per i periodi di formazione, disoccupazione, di lavoro e di cura, questa ultima opzione per i giovani che accudiranno un loro congiunto. La riforma in discussione in generale ha come l’obiettivo di trovare soluzioni condivise per correggere, (sempre nel segno del sistema contributivo), sia la ex legge Fornero, sia l’attuale legge ponte di Quota 102, che prevedono l’uscita dal lavoro all’età di 67 anni. Età per i sindacati inaccettabile.
Tempo e aspettative
Sui giovani anche nell’incontro di ieri c’è stata una attenzione particolare, anche per i richiami di Bruxelles e i recenti dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, (Ocse) che ricorda come in Italia esista un problema-previdenza dei giovani.
Secondo le proiezioni le future generazioni oltre ad avere assegni previdenziali bassi potrebbero accedere alla pensione solo a 70 anni. Di qui la necessità di individuare tutte le possibili tutele e garanzie.
L’idea è condivisa anche dai partiti ma sui costi non ancora noti, la riforma potrebbe arenarsi. Un ruolo importante lo giocherà il fattore tempo. Il prossimo 7 febbraio ci sarà una prima verifica tra Governo e sindacati su ciò che nel cantiere previdenziale potrà rimanere ed essere ampliato. Un passaggio importante in attesa dei conti di aprile e di quelli poi definitivi del prossimo autunno. Ciò che sarà discusso e approvato durante l’arco del 2022 vedrà la luce operativa a gennaio del prossimo anno. Nel contempo la materia previdenziale resta tra le riforme più urgenti da portare a termine.
Priorità ai giovani
Il problema dei giovani per ora tiene banco, ma “l’emergenza” era stata già affrontata nel 2016 da governo e dai sindacati, ma le misure indicate sono rimaste sospese. Dopo sei anni la riforma non potrà più attendere e una via di uscita sarebbe un progetto di “Garanzia giovani”.
Il dibattito tra i partiti di maggioranza è aperto, toccherà a loro poi sostenere le proposte del tavolo tecnico. Sintetizzando la discussione dovrà focalizzarsi su proposte che prevedono interventi pubblici. Oltre ad un bonus contributivo aggiuntivo per i giovani al lavoro erogato dallo Stato che andrà a coprire i periodi di fermo e di formazione, ai lavoratori verrebbero riconosciuti dei versamenti figurativi se occupati ad un “lavoro di cura”, ossia all’assistenza di famigliari in difficoltà. Percorsi di garanzia e sostegno, ma sui quali grava l’incognita dei costi.
Bonus per le lavoratrici
Incentivi e tutele anche per le lavoratrici e le madri. Per loro i sindacali, chiedono un ulteriore versamento figurativo di 12 mesi per ogni figlio. L’obiettivo è dare maggiori coperture pensionistiche e garanzie di continuità contributiva alle lavoratrici, con una riduzione dell’età pensionabile, di un anno per ogni figlio.
Flessibilità e costi
Gli aggiustamenti possibili per i giovani, le donne e i lavoratori hanno in comune un problema, quello della flessibilità in uscita. Ossia come accorciare l’età pensionabile, con quali costi e a carico di chi. I leader sindacali sono stati chiari fin dall’inizio della trattativa, ossia rendere possibili i pensionamenti anticipati per tutti a partire da 62 o 63 anni di età, oppure una uscita con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica. Sui costi e sostenibilità dei progetti sarà una partita dura. Il ministero dell’Economia per ora raccoglie proposte e indicazioni mostrando una particolare prudenza, infatti finora non c’è stato nessun pronunciamento sulla asticella dei costi e sostenibilità della riforma.