Continua a salire l’inflazione nel nostro Paese, con un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua (da +3,9% del mese precedente). Valori mai così alti dall’aprile 1996, che indicano un minore potere d’acquisto delle famiglie. A trainare l’aumento dei prezzi sono i beni energetici regolamentati, ossia luce e gas, il famoso caro bollette per il quale il Governo sta cercando di correre ai ripari, ma il trend inflazionistico crescente sta riguardando anche altri settori merceologici. Crescono, infatti, anche i prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +1,4% di novembre a +2,0%) sia non lavorati (da +1,5% a +3,6%).
Nel panel anche il poke. Nuove voci dovute alla pandemia
Per stabilire l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), l’Istat ha arricchito il panel di beni e servizi di riferimento sulla base delle modificate abitudini degli italiani sotto pandemia. Ed ecco che compaiono i saturimetri e i tamponi di tutti i tipi, le sedie del pc per lo smart working e i tappetini per la ginnastica in casa. Entra a pieno titolo nel panel dei beni di largo consumo anche il piatto hawaiano “Poke” take away, piatto unico a base di pesce crudo, anch’esso segno dei tempi che, per le restrizioni, spingono al consumo di pasti veloci da asporto. Ma anche psicoterapia individuale, in aumento per le ansie e le fobie generate dalle forzate quarantene e paura dei contagi, lo streaming di musica e friggitrici ad aria, tutte eredità del Covid che ha modificato i comportamenti e, quindi, la spesa delle famiglie. Tra i prodotti, invece, che rappresentano consumi consolidati, entrano stabilmente nel paniere, tra gli altri, pane di altre farine e occhiali da lettura senza prescrizione.
I prezzi non fermano la loro corsa
In media, nel 2021 i prezzi al consumo registrano una crescita pari a +1,9% (-0,2% nel 2020). Occorre tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, denuncia Federdistribuzione, preoccupata che lo sforzo delle imprese non garantirà che nei prossimi mesi non si rilevi un ulteriore incremento dei prezzi sul carrello della spesa. “L’impegno del nostro settore resterà alto per difendere le famiglie italiane – ha dichiarato, commentando i dati Istat sull’inflazione, il direttore dell’Ufficio Studi, Carlo Alberto Buttarelli – e nel contempo per consentire a molte filiere produttive di poter sostenere gli incrementi di costo generati da aumenti diffusi dell’energia e delle materie prime a livello internazionale, ma è necessario che le istituzioni continuino a porre la dovuta attenzione a tutti i provvedimenti che possano alleviare le aziende e sostenere i consumi “.
Il Codacons critica la media ponderale dell’Istat
Per il Codacons, poi, la situazione delle famiglie non è rappresentata in modo totalmente veritiera per il peso dato alle singole voci del paniere: “Il Codacons – dice il presidente Carlo Rienzi – giudica positivamente l’incremento del peso attribuito dall’Istat alla voce ‘Trasporti’ all’interno del paniere Nic, comparto che assorbe una consistente fetta della spesa delle famiglie, e attualmente caratterizzato da forti tensioni sul fronte dei prezzi; mentre boccia il calo del peso di ‘Prodotti alimentari e bevande analcoliche’, trattandosi di beni primari indispensabili che incidono in modo rilevante sulle spese delle famiglie”.