mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Addio Zamparini, scopritore di talenti e “mangia” allenatori

Troppo forte il dolore per la scomparsa del figlio Armando, Maurizio Zamparini da quel primo ottobre non è più riuscito ad essere se stesso: fino alla sua scomparsa, avvenuta nella nottata scorsa intorno alle 2 nella clinica di Cotignola, in provincia di Ravenna, dove era ricoverato da qualche giorno. Già a fine dicembre i primi segnali con l’ex patron di Venezia e Palermo che era stato ricoverato in terapia intensiva per una peritonite.

Vulcanico, sempre pieno di idee ed energie: questo era Maurizio Zamparini. Una passione smisurata per il calcio e grande visione per i talenti, tanti ne ha visti sbocciare nei suoi anni da presidente dei lagunari, prima, e dei rosanero, poi. La prima esperienza nel calcio arriva nel 1986 col Pordenone, poi l’acquisto del Venezia e la fusione col Mestre. Con gli arancioneverdi riesce nell’impresa di scalare tutte le serie professionistiche fino a giungere in Serie A con Walter Novellino in panchina.

Nel 2002 lascia la laguna per trasferirsi al Palermo, rilevato da Franco Sensi per 15 milioni di euro. Con i rosanero è amore a prima vista con squadra e tifoseria che lo osanna fin dai primi giorni del suo arrivo in città. E facevano bene i tifosi a credere in lui, visto che dopo appena due anni riesce a portare i siciliani in Serie A dopo 31 anni di assenza. Una città in festa.

Ma il sogno non è finito perché il Palermo arriva anche nelle coppe europee (Coppa Uefa prima, Europa League, poi). La formazione rosanero è tappezzata di grandi giocatori e talenti cristallini. Barzagli, Grosso, Barone e Zaccardo si laureano campioni del mondo nel 2006 con la Nazionale di Marcello Lippi e tanti altri che grandi campioni che rimarranno nella mente di tifosi e appassionati di calcio. L’apice della sua esperienza a Palermo lo raggiunge nel 2011, quando la formazione di Delio Rossi conquista dopo un cammino eccezionale la finale di Coppa Italia, poi persa per 3-1 allo stadio Olimpico contro l’Inter l’11 maggio 2011. A trascinare il Palermo c’era il suo capitano, Fabrizio Miccoli, ma anche giovani pronti ad esplodere come Pastore, ilicic o Hernandez.

Da quella serata in poi, però, Zamparini decise di iniziare a rallentare con gli investimenti e il club pian piano si è ridimensionato considerevolmente fino a retrocedere in Serie B (2013), per poi tornare in A dopo un anno con Iachini in panchina, poi la successiva retrocessione in B nel 2017. Paulo Dybala e Franco Vazquez sono gli ultimi grandi talenti esplosi, cresciuti e coccolati in maglia rosanero.

Nella storia del Palermo, Zamparini è sia il presidente che il proprietario rimasto per più tempo in assoluto in tali ruoli (quasi 15 anni di presidenza, dal 21 luglio 2002 al 27 febbraio 2017, e 16 anni di proprietà, dal 21 luglio 2002 al 1 dicembre 2018). Il rapporto con parte della tifoseria si è rotto, però, nel 2019 quando l’US Città di Palermo è fallita dopo la cessione del club ai fratelli Tuttolomondo: ma l’imprenditore friulano resta colui che ha raggiunto i risultati sportivi più importanti della società della società rosanero. Zamparini, noto come il presidente ‘mangia-allenatori’ visti i numerosi esoneri collezionati nel corso della sua gestione di Venezia e Palermo, lascia i figli Diego, Andrea, Greta e Silvana, oltre alla moglie Laura Giordani.

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