Un workshop sul tema “Innovazione dei servizi assicurativi nella gestione dei rischi”.
Ad organizzarlo l’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione con il Dipartimento di studi aziendali e quantitativi dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.
L’appuntamento è per venerdì 25 ottobre alle ore 9,30 nell’Aula convegni del Polo umanistico del Cnr (via Guglielmo Sanfelice, 8).
Ne abbiamo parlato con uno dei protagonisti della mattinata, il professor Antonio Coviello, tra i maggiori esperti del settore assicurativo in Europa.
Professore Coviello, quanto è importante l’educazione assicurativa?
“È tanto importante da indurci ad organizzare un workshop molto impegnativo con grandi partner. L’evento rientra, infatti, tra le prestigiose iniziative del “Mese dell’Educazione Finanziaria 2019”, promosso dal Comitato Nazionale per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria cui partecipa il Ministero dell’Economia e delle Finanze. La scelta della città di Napoli come sede è quanto mai azzeccata”.
In che senso?
“Napoli e la Campania, per non dire il Meridione, soffrono un gap ulteriore rispetto al resto d’Italia, all’Europa ed ai Paesi dell’Ocse. Mi spiego meglio. Se guardiamo la spesa assicurativa in relazione al prodotto interno lordo, con riferimento al ramo vita, possiamo constare che siamo in linea con la media europea e con quella dei Paesi dell’Ocse (intorno al 5 per cento). Se, invece, passiamo al ramo danni, l’Italia raggiunge solo il 2 per cento, vale a dire meno di Finlandia, Portogallo, Islanda, Israele, Estonia. Insomma, se volessimo solamente recuperare questo valore rispetto alla Spagna che ci precede, vedremmo raddoppiare i premi. Parliamo di cifre non da poco: ovvero di 140 miliardi di euro l’anno raccolti in Italia. Siamo in presenza di una grande industria che offre lavoro a 250mila intermediari assicurativi. C’è un mercato molto forte, che, tuttavia, non trova la sua giusta dimensione economica a causa dei ritardi che vengono accumulati soprattutto nel Sud. E ciò accade perché nelle istituzioni a tutti i livelli e nella mentalità dei consumatori manca una cultura assicurativa. Ecco perché la scelta di Napoli e della Campania è fondamentale”.
Quale obiettivo vi prefiggete di raggiungere con il workshop del 25 ottobre?
“L’evento sarà l’occasione per presentare al pubblico, alla stampa ed ai parlamentari invitati l’attività di ricerca che l’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche sta conducendo.
Siamo l’unico istituto di ricerca pubblico che ha un progetto di ricerca che si occupa di assicurazioni e di gestione dei rischi. Abbiamo, perciò, coinvolto grandi partner come l’Università di Napoli Parthenope, l’Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), l’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), creando un vero e proprio polo della cultura assicurativa. In questo contesto rientrano la istituzione di un Master di II livello, quella di un percorso di studi che prevede una laurea triennale e una magistrale, senza dimenticare borse di studio, dottorandi per diffondere la cultura assicurativa e studiare strumenti innovativi in linea con le richieste del mercato”.
Quali?
“Il nostro istituto di ricerca sta studiando una serie di prodotti innovativi che possano servire a coprire il rischio della calamità naturali. In Campania, ad esempio, oltre il 50 per cento dei comuni ha subito negli ultimi anni un danno derivante da calamità naturale (alluvioni, terremoti, frane, inondazione, ecc.)…”.