Ashleigh Barty nella storia c’è già, ma l’obiettivo è fare l’ultimo passo per scrivere il capitolo più bello. Da 45 anni una tennista di casa non arrivava in finale agli Australian Open, la numero 1 del mondo c’è riuscita battendo nettamente la statunitense Madison Keys con il punteggio di 6-1, 6-3 in un’ora e 4 minuti di gioco. Ora può riscrivere la storia come fece nel 1977 Evonne Goolagong Cawley. La grande favorita è lei, di fronte avrà la sorprendente Danielle Collins 27esima testa di serie, un’altra statunitense che, da parte sua, ha battuto con altrettanta scioltezza la polacca Iga Swiatek, numero 7 del tabellone, per 6-4, 6-1. Da lunedì, al di là del risultato della finale, la 28enne Collins entrerà per la prima volta in carriera nella top ten occupando la decima casella. Non male, ma per il titolo sarà durissima. In questo momento il tennis della Barty sembra inarrivabile per le seppur agguerrite colleghe.
“Per i tennisti australiani arrivare in finale a Melbourne è un sogno e io non vedo l’ora di viverlo”, ha dichiarato la 25enne di Ipswich, campionessa sempre più completa e che continua a migliorare.
“Ho lavorato molto sul servizio e ne sto raccogliendo i frutti”, dice per poi rivelare il suo segreto: “Sono sempre molto concentrata sul mio gioco. So che se faccio le cose giuste posso mettere a disagio la mia avversaria”. La finale non la preparerà in maniera diversa rispetto agli altri incontri, si affiderà come sempre al suo coach Craig Tyzzer: “Un mago nello studiare le avversarie”, dice la Barty che conosce bene la Collins che le contenderà il titolo. “Molto abile nell’attaccare, colpisce forte da ogni parte del campo, mi fa piacere vederla a questi livelli”.
E lei, Danielle Collins, è entusiasta dei risultati ottenuti. “Ho battuto giocatrici incredibili ed è fantastico essere in finale.
So che sarà durissima contro un’australiana che avrà il tifo dalla sua parte, ma è giusto così e sono pronta a vivere tutto questo.
Da piccola mi svegliavo di notte per seguire le sorelle Williams, adesso ci sono io a vivere questo sogno”. Definita non solo la finale del tabellone femminile, ma anche quella del doppio e anche qui l’Australia sarà protagonista, ma in più ci sarà la certezza del trionfo di una coppia locale visto che di fronte ci saranno da una parte il duo Kokkinakis/Kyrgios, dall’altro Ebden/Purcell.
Il tabellone maschile deve ancora vivere le sue semifinali e qui a sognare c’è anche l’Italia. Perso soltanto ai quarti Jannik Sinner, il sogno azzurro porta il nome di Matteo Berrettini ed è giusto e consentito viverlo a occhi aperti. Il tennista romano, a ridosso dell’alba di venerdì (appuntamento alle 4.30), scenderà in campo per sfidare Rafa Nadal in una Rod Laver Arena che avrà una capienza di circa 10mila spettatori, probabilmente anche questa volta non tutti dalla sua parte, anche se dopo il successo su Monfils di applausi, consensi e simpatie l’azzurro ne ha ha guadagnati. Non sarà il tifo a decidere il match, non sarà quello l’ostacolo, ma un Rafa Nadal che quando sente l’odore del trionfo difficilmente si inceppa nonostante la carta d’identità dica 35.
Sarà una battaglia, lo sarà anche quella successiva tra il russo Daniil Medvedev e il greco Stefanos Tsitsipas, ma quello è un altro discorso, prima c’è il sogno italiano da vivere.