Né Berlusconi né Draghi. La porta del Quirinale si chiude per loro Ma questo non semplifica i giochi. Quella di Berlusconi è una doppia rinuncia: non solo si ritira ma evita anche di fare lui il nome del candidato ottimale
C’è una forte dissonanza tra il comunicato con cui Berlusconi annuncia la sua uscita e il tono con cui il centrodestra rivendica il primato nella scelta del candidato alla Presidenza della Repubblica.
Il Cavaliere fa un richiamo all’unità nazionale e all’esigenza di evitare lacerazioni. E chiede a Draghi di restare al Governo proprio per garantire che questa unità regga almeno per un anno. Il suo no a Draghi ha un tono diverso da quello di Salvini che ha fatto valere il peso dei suoi voti in Parlamento e punta ad intestarsi il nome del prossimo candidato del centrodestra. Il clima non è dei migliori e l’uscita di scena di Berlusconi non spegne il clima di scontro che si respira e che non fa presagire nulla di buono. Se si va alla conta su un candidato di centrodestra non si capisce perché i voti che Berlusconi aveva raccolto sul suo nome dovrebbero finire per sostenere un altro candidato. Il dubbio che la tanto declamata unità del centrodestra possa reggere è legittimo. Se al Quirinale non dovesse essere eletta una personalità forte in grado di tutelare Draghi e il suo governo si aprirà una fase di pericolosa instabilità. Draghi costretto a restare a Palazzo Chigi non si farebbe mettere i piedi in testa da partiti in campagna elettorale.