Da uno studio realizzato da Sace sul comparto moda, emerge un settore in netto recupero, nonostante il duro contraccolpo causato dalla pandemia che ha visto il mutamento di esigenze dei consumatori e criticità nell’approvvigionamento, nella distribuzione e nelle vendite di articoli.
Nel 2020 si è registrato un export di 46,7 miliardi in articoli di moda. Rispetto al 2019 il valore venduto all’estero si è ridotto del 18,5, ma il rilancio è già in atto: nei primi 10 mesi del 2021 le vendite legate all’export hanno registrato un +16,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con un rimbalzo a doppia cifra comune a tutti i sotto comparti. Nonostante ciò, il divario con i livelli pre-crisi è ancora ampio (-6,6%) seppure con alcune differenze: tessuti, abbigliamento in pelliccia e pelletteria e valigeria rimangono più indietro rispetto agli articoli di maglieria e alle calzature, che beneficiano infatti dell’impulso delle griffe internazionali del lusso; l’export di altri prodotti tessili, invece, è l’unico comparto ad aver già superato i livelli del 2019.
Il fashion è caratterizzato da una catena del valore lunga e frammentata, composta da una molteplicità di piccoli produttori nelle fasi a monte e da grandi gruppi, spesso multinazionali, vicini al consumatore finale a valle. In questo contesto, l’Italia si configura come un attore di rilievo a livello internazionale: nel 2020, il Paese era il terzo esportatore mondiale di moda, secondo considerando unicamente il comparto delle pelli, e solamente il settimo importatore. Anche all’interno del sistema Paese, l’industria del fashion ricopre un ruolo strategico in termini di valore aggiunto e occupazione generati. Le imprese si mostrano ottimiste per le prospettive relative al 2022, sulla scia della ripresa attesa in importanti mercati di sbocco e di una maggiore propensione al consumo in un contesto di incertezza relativamente più contenuta rispetto al biennio precedente.
L’analisi evidenzia inoltre come lo scoppio della pandemia ha fatto emergere, e in certi casi accelerato, alcuni temi che giocheranno un ruolo chiave nello sviluppo del settore. La moda infatti si trova di fronte a profondi cambiamenti strutturali che rappresentano una sfida e richiedono uno sforzo innovativo, su tutti la sostenibilità e la digitalizzazione.
La sostenibilità è diventata parte integrante di varie iniziative di rilancio post-Covid, allo scopo di favorire l’economia circolare all’interno del sistema moda, in risposta anche alle esigenze di consumatori sempre più consapevoli. Il tema della circolarità ha visto una vera e propria spinta, a partire dall’Unione Europea che ha adottato un nuovo piano d’azione per l’economia circolare (Circular Economy Action Plan, CEAP), incentrato sull’uso di materiali sostenibili e sulla corretta gestione dei rifiuti, con l’obiettivo che questi principi di circolarità siano applicati lungo tutta la filiera, dalla progettazione alla produzione, arrivando fino al consumatore. Fra questi è compreso anche l’obbligo per ciascun Paese membro di introdurre la raccolta differenziata per i prodotti tessili entro il 2025. Anche l’Italia ha scelto di accelerare su questo fronte, anticipando di tre anni la sua attuazione, facendola partire dal 1° gennaio 2022. In particolare, all’interno del Pnrr è stato fissato al 100% il target di recupero dei prodotti tessili da raggiungere tramite i cosiddetti “Textile Hub”, nuovi impianti dedicati al riciclo di questi materiali.
Anche la digitalizzazione porterà ampie innovazioni al sistema moda lungo le diverse fasi della filiera, rendendo l’esperienza di shopping sempre più digitale, grazie alla maggiore diffusione dell’e-commerce e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, riducendo gli sprechi tramite l’applicazione della realtà aumentata e riducendo costi di produzione, time-to-market e i rifiuti generati grazie alle tecnologie dell’industria 4.0. Le evoluzioni della blockchain, inoltre, potrebbero permettere una migliore tracciabilità di ogni fase di vita di un capo fashion rendendo più trasparente la catena di approvvigionamento.