L’operazione scoiattolo non diventerà operazione tapiro
Berlusconi non vuol fare brutte figure. Smentisce Sgarbi e Salvini. Si sente ancora in campo e, se dovesse ritirarsi, di certo non lascerebbe al capo leghista il privilegio di indicare un altro nome per il Quirinale. Insomma o Presidente o kingmaker. E non finirà a Striscia la notizia inseguito da Staffelli
Salvini gioca in proprio, non vuole Draghi ma non tesse alcuna tela
Ben consigliato da un navigato come Denis Verdini, Salvini non vuol farsi mettere in un angolo e si comporta come se fosse il vero leader del centrodestra. Ma non ha fatto i conti con Giorgia Meloni che, con più astuzia ed eleganza, non si sbilancia ed evita di muoversi con troppo anticipo. Non sempre chi gioca d’anticipo vince la partita.
Letta prudentissimo
Nervi saldi quelli del segretario del Pd che non ha fretta di scoprire le carte, vuole tutelare Draghi (o Palazzo Chigi o al Quirinale), evitare salti nel vuoto e consolidare l’asse con i 5S. I mal di pancia degli ex renziani non lo impensieriscono più di tanto.
Conte e l’Aventino
Il Movimento gli ha dato carta bianca, ed è già qualcosa. Un nome? Liliana Segre, peccato che sia solo un candidato di bandiera. Altra bandiera sarà l’uscita dall’aula se dovesse profilarsi il successo di Berlusconi. Una specie di Aventino lampo con effetto più simbolico rispetto alle minacce di impeachment rivolte nel 2018, da Di Maio a Mattarella dopo il no a Savona ministro.
La quadratura del cerchio? È possibile
Se si vuole che Draghi continui a lavorare a Palazzo Chigi, si può eleggere al Quirinale una persona di tutto rispetto anche nell’età, ultraottantenne che fra tre anni potrebbe lasciare con onore e consentire l’elezione di Draghi, quando sarà completata l’operazione Pnrr. Non è impossibile e di persone perbene in quella fascia di età ce ne sono e sono anche meno caratterizzate da appartenenza al centrodestra o al centrosinistra. Nomi? Anche noi della Discussione ce li abbiamo, ma non li diciamo.