Giro di boa e di nuove attese per il programma Garanzia occupabilità per i lavoratori (Gol). Con l’inizio del 2022 c’è l’accelerazione dei progetti che dovranno coinvolgere oltre 3 milioni di giovani, disoccupati o quanti sono in cerca di un impiego. Il programma Gol conta su un fondo di 4,9 miliardi messi a disposizione da Piano nazionale di Ripresa e React Ue. Il piano, tuttavia, come segnala la Cisl procede a rilento, tra procedure burocratiche, rafforzamento di organico nei Centri per l’impiego, nuove valutazioni Anpal, si rischia uno slittamento ad aprile.
Regioni in ritardo, c’è il tutor
Il Programma Gol 2022 prevede per l’immediato il via libera degli 880 milioni di euro stanziati nel Pnrr, la prima trance approvata dalla Conferenza Stato – Regioni (era il 21 ottobre 2021) – da questa data il Piano messo a punto dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e dal Ministero del Lavoro -, le Regioni entro 60 giorni dovevano adottare il proprio piano di intervento. I progetti che hanno avuto l’ok passeranno di nuovo all’attenzione dell’Anpal che avrà a sua volta altri 30 giorni per rispondere e chiedere eventuali modifiche, integrazioni o riscritture. Da ottobre a marzo quindi le procedure burocratiche dovranno essere completate per arrivare ad aprile con il programma già in grado di essere pronto ed efficiente. Nel caso in cui sono riscontrate criticità o particolari difficoltà, l’Anpal dovrà attivare interventi di tutoraggio in soccorso delle Regioni.
Pnrr e Programma Gol
È importante sottolineare che il programma Garanzia occupabilità per i lavoratori rientra tra gli obiettivi prioritari del Piano nazionale di Ripresa e ha una scadenza immediata, per l’avvio delle prime attività. Gli effetti si dovranno iniziare a vedere a gennaio, almeno per le procedure burocratiche che sono tenute a seguire chi è interessato ai progetti Gol.
Il Programma ha un ampio ventaglio di offerte e costruite per i lavoratori in Cassa integrazione, i beneficiari di Naspi, DISColl, e Reddito di cittadinanza (che ora non potranno rifiutare la seconda offerta di lavoro); i giovani Neet che non studiano e non hanno un lavoro; donne in condizioni di svantaggio (disoccupazione di lungo periodo); persone con disabilità o fragilità; over 55 disoccupati; working poor (lavoratori con redditi molto bassi). Nell’attesa di un sistema informativo integrato con le realtà regionali, tutte le fasi di assistenza, presa in carico, profilazione ed orientamento, fino alla vera e propria realizzazione dell’incontro tra domanda ed offerta, saranno in carico ai Centri per l’impiego, in coordinamento con Anpal e Inps.
Le osservazioni critiche
A fare il punto della situazione e della realizzazione dei percorsi occupazionali annunciati è la Cisl che sottolinea come il Piano sia già in ritardo. “Siamo ancora lontani dalla vera e propria fase di attuazione”, osserva il sindacato, “che nella migliore delle ipotesi partirà ad inizio aprile (anche se si è parlato, in termini perentori, di “entro il 2021”) e potrebbe non vedere appunto un avvio omogeneo ed uniforme tale da garantire i Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni)”. Per la Cisl inoltre c’è la messa alla prova di una riforma attesa da decenni e teoricamente avviata dal 2015 con il DL 150, ma ancora praticamente al palo, che “parte ancora dagli oltre 550 Centri per l’impiego che devono diventare lo snodo ed il riferimento principale della collocazione e ricollocazione”. Questa volta inoltre i Centri per l’impiego potranno contare sull’ausilio del sistema privato grazie ad una forma di sussidiarietà evoluta ma ancora tutta da costruire sia a livello nazionale (regole, LEP e controllo) che regionale (LEP, ambiti, convenzioni, programmi).
Centri da rafforzare
La Cisl, inoltre, ricorda che ai circa 7 mila 500 dipendenti attuali dei Centri per l’impiego, dovranno aggiungersi un totale di 11 mila 600 nuovi assunti attraverso concorsi regionali (prevalentemente) ed un programma formativo non ancora disegnato. Tra le ipotesi previste ci saranno 5 percorsi differenziati: il reinserimento occupazionale per profili più facilmente occupabili; l’aggiornamento per migliorare le competenze specifiche; la riqualificazione con attività formative più robuste e specifiche; il lavoro ed inclusione (collaborazione con Comuni per casi più complessi); la ricollocazione collettiva per la gestione di crisi aziendali.
Regioni e province autonome (in attuazione del Piano nazionale e dello stesso Programma Gol) sono tenute a raggiungere il primo step degli obiettivi di GOL entro il 2022 garantendo l’inizio delle attività formative ai percettori di ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito entro quattro mesi dall’avvio della fruizione della prestazione economica, entro il 2025. Data in cui il Ministero ha previsto il coinvolgimento di 3 milioni di lavoratori.
I rilievi della Cisl
Secondo la Cisl manca, ancora uno strumento operativo più cogente e performante come l’AdR (Assegno di Ricollocazione) che, osserva il sindacato “avrebbe dovuto semplicemente essere adeguato e anche grazie alle ingenti risorse ora a disposizione”. “Il Decreto prevede anche la nascita di una Cabina di Regia (Ministero, Anpal, Regioni)”, evidenzia la Cisl, “per monitorare sin da subito l’attuazione ed i risultati delle attività finanziate dal programma. Abbiamo ricordato più volte a questo, come al precedente Governo, l’importanza di una regia più larga che veda la presenza delle parti sociali, anche attraverso un organismo snello come il Consiglio di Vigilanza Anpal”.